Medici cercansi, la “fuga” degli specialisti

Le Asl della regione a caccia di ortopedici, anestesisti e professionisti dell’emergenza

Le figure mancanti riguardano settori paritcolarmente impegnativi (foto d'archivio)

Le figure mancanti riguardano settori paritcolarmente impegnativi (foto d'archivio)

Perugia, 14 marzo 2019 – La carenza di medici specialisti nelle due Usl dell’Umbria non riguarda soltanto la Pediatria. Si cercano, senza successo, anche ortopedici, cardiologi, anestesisti e radiologi. Oltre ai medici di emergenza-urgenza, per cui il vuoto è ancora più difficile da colmare. La Usl Umbria 1 ha fatto diversi avvisi per tre posti in Ortopedia, ma le procedure si sono chiuse con un nulla di fatto, tanto che per coprire alcuni turni si è dovuta siglare una convenzione con la Usl 2. Concorso deserto anche per due posti in Anestesia, mentre 4 radiologi hanno chiesto il nulla osta per andare altrove (avendo vinto altri concorsi). Non basta.

La selezione per Cardiologia si è conclusa con tre disponibilità, di cui due a tempo determinato e un nuovo specialista che deve ancora accettare l’incarico. Mancano poi i medici di Pronto soccorso, per cui le selezioni vanno quasi sempre deserte. Ne occorrono dieci alla Usl 2, dove in generale è accaduto che le graduatorie si siano rivelate inutili, perché gli specialisti selezionati non hanno risposto alle chiamate. Alla Usl 2 sono molte le procedure concorsuali già aperte o da avviare: in ballo due posti in Pneumologia, 4 in Anestesia, 7 in Igiene e sanità pubblica, 5 in Ostetricia e ginecologia, 8 in Radiodiagnostica e uno in Radiologia. Indetto inoltre un concorso-mobilità per Psichiatria (4 posti). In certe branche specialistiche, come Pediatria e Ortopedia, la ricerca di personale è molto complicata. Perché? Semplice. «Un pediatra di base – spiega Gilberto Vincenzoni, segretario Anaao Umbria, il sindacato dei medici ospedalieri – guadagna come minimo il doppio di un pediatra ospedaliero, che magari si ritrova a lavorare in terapia intensiva neonatale con una componente di rischio elevata.

Mentre Ortopedia è meno appetibile per il tipo di sacrificio che richiede, oltre alla competenza, e in particolare per i rischi elevati di risarcimento». Ma la «crisi» non risparmia Medicina d’urgenza, Anestesia, Chirurgia e, in forma minore, Medicina interna.

"Tutti percorsi professionali altamente impegnativi», sottolinea Vincenzoni. La situazione si ripercuote su attività e servizi sanitari. «Il problema – conclude – dipende dal fatto che l’università non si raccorda con il sistema sanitario nazionale". La formazione va dunque sincronizzata con le reali esigenze.

Chiara Santilli