Cesareo tardivo, bimbo invalido: medici condannati a pagare quasi 2 milioni

Dovranno pagare in parti diverse un milione e 884mila euro all’assicurazione dell’Asl2. La Corte dei Conti: "Bimbo invalido quasi al 100%"

Il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Piero Carlo Floreani

Il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Piero Carlo Floreani

Perugia, 25 giugno 2022 - Parto cesareo “tardivo“, il bimbo nasce invalido: la sezione giurisdizionale umbra della Corte dei Conti, presieduta da Piero Carlo Floreani, ha condannato tre ginocologi in servizio nel settembre 2002 all’ospedale di Foligno, al pagamento di un milione e 884mila euro a una compagnia assicuratrice "a seguito della condanna dell’Asl 3 dell’Umbria (ora Asl 2) con sentenza del tribunale emessa il 27 aprile del 2012".

I tre medici non avrebbero seguito con attenzione e perizia il parto di una donna provocando "gravissime lesioni iatrogne consistenti in ipoanossia cerebrale proungata con conseguente grave invalidità permanente del neonato". In sostanza, i medici tardarono il taglio cesareo nonostante gli esami tecnici e la situazione clinica della partoriente lo indicassero immediatamente necessario. La donna aveva avuto un precedente parto cesareo programmato per placenta previa.

Il collegio si è avvalso, per decidere, anche della consulenza di due tecnici: il professor Claudio Buccelli (ordinario di Medicina legale) e il professor Carmine Nappi (ordinario di Ginecologia e Ostetricia) entrambi dell’Università Federico II. "L’ampia, esaustiva e dettagliata perizia dei consulenti tecnici, in modo certosino – spiega il collegio nella decisione – ricostruisce l’evoluzione delle fasi del trattamento sanitario ricevuto dalla paziente segnalando le gravi omissioni e scorrettezze compiute da tutti i convenuti, sia pure in misura diversa". Viene segnalata "la scorretta tenuta della cartella clinica", "si evidenzia l’omessa acquisizione del consenso informato della gestante", "manca persino l’annotazione (nella cartella clinica, ndr) relativa al pregresso parto cesareo". E a proposito della cartella clinica i giudici sottolineano "alcune falsità documentali non irrilevanti, relative soprattutto all’indicazone degli orari (numerose cancellature, senza possibilità di leggere quanto cancellato; orari non coincidenti con il possibile svolgimento dei fatti reali)".

"Emerge chiaramente – scrivono il professor Buccelli e il professor Nappi nella loro consulenza – il comportamento inescusabilmente imperito, negligente e imprudente, irrispettoso delle regole della buona pratica clinica ostetrica" di uno dei tre ginecologi. Lo stesso che "non valutò tempestivsmente l’opportunità di interrompere il travaglio e di effettuare immediatamente il parto cesareo, che fu invece eseguito molto tardivamente".

E il collegio presieduto da Floreani sottolinea: "Sussitono gravi condotte colpose dei sanitari nella produzione dell’evento lesivo a carico del povero bambino, nato con una percentuale di invalità prossima al 100% e, conseguenzialmente, in quella del pregiudizio alla finanza pubblica complessivalemte pari a 1.884.117,79 euro". La Corte riconosce "il diverso apporto dei tre medici" determinando diverse quote di responsabilità: 60% e pagamento di un milione e 130.470 euro; 30% e pagamento di 565.235 euro; 10% e pagamento di 188.411 euro.

AnnA