Coronavirus. I medici di famiglia preoccupati. "Siamo lasciati nell'abbandono"

Tiziano Scarponi: "In questi casi siamo sempre noi ad essere in prima linea. La situazione ora è mutata"

Tiziano Scarponi, consigliere dell’Ordine dei medici della provincia di Perugia

Tiziano Scarponi, consigliere dell’Ordine dei medici della provincia di Perugia

Umbria, 23 febbraio 2020 -  Siamo preoccupati. Come accade sempre in questi casi siamo noi ad essere in prima linea e in alcuni casi abbiamo la sensazione di essere lasciati all’abbandono". Tiziano Scarponi, consigliere dell’Ordine dei medici di Perugia e medico di medicina generale da più di 40 anni, non si lascia andare ad allarmismi inutili sul Coronavirus e traccia il quadro attuale della categoria.  

«Al momento non abbiamo registrato psicosi o un aumento sconsiderato di chiamate da parte dei pazienti – spiega – ma mi aspetto che già da domani, visto ciò che sta accadendo, possa esserci un aumento delle richieste". Già, ma se fino a due giorni fa il triage telefonico aveva uno standard preciso in caso di influenza di un paziente – le due domande canoniche per un sospetto di coronavirus erano se si era stati recentemente in Cina o a contatto con un cinese rientrato dal proprio Paese – ora la situazione è mutata.

"E’ esattamente così – conferma Scarponi – ora le domande dovranno essere un po’ diverse e riguardare in maniera particolare anche i sintomi precisi che il paziente manifesta" .

I medici di famiglia continueranno ovviamente nel proprio lavoro, nel fare ambulatorio, e proprio in queste ore si stanno recando nei rispettivi Centri di Salute per ritirare il kit composto di mascherine e guanti. E non a caso proprio ieri la Federazione dei medici ha fatto sapere che "per evitare che si possano moltiplicare le occasioni di contagio è doveroso per i medici di famiglia aumentare la disponibilità telefonica per i pazienti che presentano sintomi influenzali così da evitare che questi pazienti si rechino personalmente presso gli studi sul territorio o i servizi sanitari come pronto soccorso e Continuità assistenziale".  

«Dobbiamo attenerci a regole precise – continua Scarponi – siamo noi quelli ad essere allertati per primi se ci sono casi sospetti, poi si attiva il protocollo. Diciamo anche che la notizia positiva in questo momento - sottolinea il medico – è che il picco dell’influenza di stagione è in calo. Io sono uno dei medici sentinella del programma Influnet e in quest’ultima settimana i casi sono diminuiti e questo aiuta a evitare anche che si creino casi sospetti. La vera preoccupazione a mio avviso – conclude – è a livello infrastrutturale: se iniziano ad ammalarsi medici e infermieri si creerà un problema molto serio".  

Michele Nucci