Trentamila alla marcia della pace. Mattarella e il Papa: "Segno di speranza"

Tante migliaia in più le persone che si sono unite spontaneamente. Serpentone di 24 chilometri

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Perugia - 10 ottobre 2021 - Sono stati 30mila i partecipanti alla marcia per la pace e la fraternita' Perugia-Assisi. Lo hanno reso noto gli organizzatori. Dopo 60 anni la PerugiAssisi è ripartita proprio dal luogo dove Aldo Capitini riunì le persone che fecero la prima Marcia per la pace nel 1961, Giardini del Frontone del capoluogo umbro, a pochi metri dal tradizionale punto di partenza in via San Girolamo. Ad aprire il grande serpentone di partecipanti, praticamente tutti con le mascherine, una grande bandiera della pace e i ragazzi dell'istituto comprensivo Sinalunga e dell'Università di Padova a cui è stato dato il compito di portarla fino alla Rocca Maggiore di Assisi. «I Care», slogan scelto per questa edizione che celebra i 60 anni, accompagnato dalla scritta: «Cura è il nuovo nome della pace».

Quest'anno la parola chiave è il monito di Don Milani, inteso come prendersi cura delle nuove generazioni, del pianeta, della democrazia. Un evento che è tornato a mobilitare migliaia di persone provenienti da tutta Italia intorno alla pace e ai diritti umani. Diecimila gli iscritti a partecipare alla partenza, senza contare le adesioni libere, sottolineano gli organizzatori. «Perché c'è voglia di tornare a marciare per la pace e stringersi intorno a temi importanti» come è stato affermato dal palco allestito per gli interventi iniziali di avvio della PerugiAssisi.

La Marcia della Pace 'Perugia- Assisi' compie 60 anni e per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio recapitato al coordinatore del Comitato promotore Flavio Lotti, "è ancora una volta un segno di speranza. I valori che la ispirano e la partecipazione che continua a suscitare sono risorse preziose in questo nostro tempo di cambiamenti, ma anche di responsabilità".

"La marcia di quest'anno - ha continuato il presidente - fa proprio il motto 'I care', che don Lorenzo Milani volle affiggere all'ingresso della scuola di Barbiana. Avere a cuore il proprio destino come quello dell'altro che ci sta accanto, come quello della persona lontana che però sappiamo essere a noi legata da una rete invisibile ma robusta, è la scintilla della cultura di pace che può sconfiggere l'egoismo, l'indifferenza, la violenza, la rassegnazione all'ingiustizia"

"La pace - ha sottolineato il capo dello Stato - non soltanto è possibile. Ma è un dovere per tutti - Stati, popoli, istituzioni sovranazionali, imprese economiche, forze sociali, cittadini - operare per costruirla. La pace si può costruire dal basso, perché impone coerenza nell'agire quotidiano, nel linguaggio che si usa, nella solidarietà concreta verso chi ha minori risorse e maggiori bisogni, nel rispetto per gli equilibri della natura, nella capacità di prendersi cura di quanti si trovano in difficoltà".

Il tema scelto quest'anno è "La cura come nuovo nome della pace", e l'argomento ha spinto Papa Francesco, in un messaggio letto da monsignor Domenico Sorrentino, a evidenziare come "intorno al valore del prendersi cura, riferito agli altri e all'ambiente, si riscontri oggi un'ampia condivisione, possiamo riconoscere un positivo segno dei tempi, che la crisi pandemica ha contribuito a far emergere. Con il gesto semplice ed essenziale del vostro camminare, voi avete affermato che la cultura della cura e' una strada, anzi, e' la strada maestra che conduce alla pace. La cura, infatti, e' il contrario dell'indifferenza, dello scarto, del violare la dignità dell'altro, cioè di quell'anti-cultura che è alla base della violenza e della guerra".

 

La Marcia della pace dei 60 anni è anche quella caratterizzata dalle mascherine anti-Covid indossate dalle migliaia di partecipanti. Diecimila gli iscritti ufficiali ma tante migliaia in più le persone che si sono unite spontaneamente creando il solito lungo serpentone di 24 chilometri cha ha legato idealmente i Giardini del Frontone di Perugia alla Rocca Maggiore di Assisi.

Penultima tappa è stata quella nella Piazza inferiore di San Francesco con i saluti di padre Marco Moroni, custode del Sacro Convento di San Francesco d'Assisi, e di mons. Vincenzo Sorrentino, vescovo di Assisi, che ha letto il messaggio di Papa Francesco.

Consegnata anche la lampada della pace al coordinatore della Marcia per la pace, un commosso Flavio Lotti che rivolgendosi alle persone sul sagrato ha detto: «Il primo grazie è a tutti voi che avete realizzato il sogno di ritrovarci insieme, perché solo insieme si costruisce la pace».

Una partecipazione soprattutto di giovani e di enti locali, presenze su cui gli organizzatori hanno lavorato, arrivando così a replicare quasi le circa 20mila presenze che si registrarono nel 1961 durante la prima marcia voluta da Aldo Capitini.

Una Marcia tornata alla normalità dopo quella senza precedenti del distanziamento dello scorso anno che si era trasformata in una «Catena umana della pace e della fraternità» creata contemporaneamente nelle sue storiche città di arrivo e partenza della Marcia, quelle di Aldo Capitini e di San Francesco.

Intorno alle 15 la testa del corteo con lo striscione con in evidenza lo slogan «I Care - Cura è il nuovo nome della pace» è arrivata alla Rocca Maggiore, proprio dove Capitini concluse la prima marcia per la pace nel 1961.