Manifattura, settore strategico per l’Umbria

Il report di Cna: "Salgono export e occupati". Il presidente Cicioni: "Nuove politiche di sostegno alla ricerca per le piccole imprese"

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"Anche nel 2021 la manifattura umbra conferma il proprio ruolo strategico nell’economia regionale, sia in termini di esportazioni che di occupazione. Per questo va sostenuta con strumenti ad hoc che aiutino le imprese dei vari comparti a crescere e a innovarsi". Sono le parole di Giampaolo Cicioni, presidente regionale di Cna Produzione, a commento dell’ultima ricerca commissionata da Cna Umbria al centro studi Sintesi per fare il punto sullo stato della manifattura nella regione.

"Il principale driver per lo sviluppo delle imprese del settore continua a essere quello delle esportazioni, che le proiezioni riferite a tutto il 2021 collocano ampiamente sopra i livelli pre-pandemia. Tra il 2015 e il 2021 l’export della manifattura è cresciuto di oltre il 22%, passando da 3,5 a 4,3 miliardi di euro. Ad oggi le imprese umbre del comparto sono circa 7.400, mentre il numero degli addetti raggiunge quasi quota 60mila. Questi dati – aggiunge il responsabile regionale di Cna Produzione, Francesco Vestrelli – confermano il fenomeno che avevamo già osservato in precedenza, per cui a una diminuzione del numero delle imprese corrisponde invece un aumento degli occupati, segno evidente della crescita dimensionale delle aziende rimaste sul mercato. In particolare, le imprese passano da circa 8mila a 7.400 (- 6,2%), mentre gli addetti salgono da 55mila a 59.200 (+ 6,4%)".

All’interno del settore manifatturiero le micro e piccole imprese dimostrano anche stavolta il proprio ruolo strategico. Infatti quelle con meno di 9 addetti rappresentano ben l’84% del totale, le imprese fino a 49 addetti il 13,8% mentre le aziende con oltre 50 dipendenti pesano per il 2,2%. "Questo – continua Cicioni – significa anche che le micro e piccole imprese dell’Umbria esprimono il 60% dell’occupazione, mentre le medio grandi il 40%.". In termini di esportazioni i comparti che si sono maggiormente distinti durante la pandemia sono quelli dei macchinari, dell’agroalimentare e della metallurgia: quest’ultima continua ad avere un impatto importante sul livello complessivo delle esportazioni, costituendo circa il 20% del totale. Oltre il 66% delle imprese manifatturiere, infine, è artigiano (oltre 4.600 imprese su 7.400), confermando il proprio ruolo strategico, in particolare nei settori della moda, del sistema casa, dell’agroalimentare e della meccanica. "Questi dati confermano l’esigenza di adottare rapidamente nuove politiche regionali a sostegno della crescita dimensionale delle imprese – dichiarano Cicioni e Vestrelli – Dobbiamo far crescere velocemente tutte le aziende con progetti di sviluppo, a partire da quelle della manifattura. Quindi servono misure specifiche che permettano anche alle imprese di minori dimensioni di internazionalizzarsi, poter fare ricerca, innovazione di prodotto e investimenti. Ma ancor prima viene la necessità delle imprese di trovare profili professionali adeguati alle loro esigenze. Perciò vanno avviate forti innovazioni nella formazione professionale che puntino anche a rivalutare i lavori manuali e il saper fare, che rappresentano uno dei nostri punti di forza. Infine – concludono il presidente e il responsabile regionale di Cna Produzione - un altro elemento importante è l’attrazione di investimenti esogeni mirati al rafforzamento delle filiere presenti nel territorio, a partire dal made in Italy".