"Perdonato" da Umbria Jazz per una vecchia questione di diritti d’autore, Vinicio Capossela è tornato l’altra sera nel cartellone del festival con un concerto orvietano imperniato sulle reminiscenze jazz-blues del suo primissimo album "All’una e trentacinque circa". Un viaggio in bilico tra "l’arte di amar" di una "Resta con me" legata a "Stanco e perduto" e le "canzoni e poesie, pugnali e parole" di quella "Scivola vai via" capace di riportare un tempo piccolo affrontato dal "cantautore mannaro", oggi come allora, assieme al sassofonista Antonio Marangolo, presente in questo "Round One Thirty Five" pure nei panni di arrangiatore, e al contrabbassista Enrico Lazzarini. Alla batteria pure Zeno De Rossi e alla chitarra un ineccepibile Giancarlo Bianchetti. Lo spettacolo dato in pasto al popolo di Umbria Jazz Winter sul palco di un Mancinelli sold-out da settimane festeggiava, infatti, i trent’anni (più iva, causa pandemia) di quell’iniziale afflato artistico, dato alle stampe nel ’90 con il tocco del "King Lear dei produttori italiani" (definizione dello stesso Vinicio) Renzo Fantini, ma anche i momenti salienti di una carriera da "naufrago metropolitano" condotta da Capossela sul solco di quel Tom Waits evocato nel corso dello spettacolo pure da una cover di "Christmas Card from a Hooker in Minneapolis". Poca la voce, a causa della laringite, compensata da una grossa dose di cuore e dalla presenza al sax, nel bis di "Al veglione", pure di Piero Odorici. E stasera il palcoscenico del Mancinelli è di Diane Reeves, che torna a cantare il repertorio di Burt Bacharach con l’afflato strumentale dell’Umbria Jazz Orchestra diretta da Ethan Iverson, autore pure degli arrangiamenti.  Ad aprire lo show (alle 17.30 nel rispetto dei cenoni dell’ultimo dell’anno), il pianista inglese Jon Cleary col suo tuffo nella tradizione di New Orleans sospeso tra soul, rag e stride piano. Ma a fare di Orvieto una città in musica già dalla mattina di questo lungo San Silvestro saranno i Funk Off, in marcia per i vicoli già alle 11.30 per poi lasciare spazio al duo formato dalla songwriter Rebecca Martin e dal contrabbassista Larry Grenadier impegnato alla Sala dei 400 di Palazzo del Popolo alle 12. Stesso palco per la pianista canadese Kris Davis (alle 16) e per "Kate’s Soulfood", il progetto di Allan Harris con la partecipazione dell’armonicista svizzero Grégoire Maret (alle 18.30). Alle 1 del mattino, dopo aver festeggiato la mezzanotte in piazza con i Funk Off, doppio appuntamento con i canti battisti di Vincent Bohanan & The Sound of Victory al Mancinelli e del tributo a Mingus di Alex Sipiagin, Piero Odorici, David Kikoski, Roberto Rossi, Boris Kozlov, Donald Edwards al Palazzo del Popolo. Domani gran finale con gli stessi protagonisti di questo ultimo dell’anno (esclusa la Reeves) più i set del chitarrista brasiliano Romerio Lumbambo e del Trio di Ethan Iverson.  Andrea Spinelli

Cronaca

"Perdonato" da Umbria Jazz per una vecchia questione di diritti d’autore, Vinicio Capossela è tornato l’altra sera nel cartellone del festival con un concerto orvietano imperniato sulle reminiscenze jazz-blues del suo primissimo album "All’una e trentacinque circa". Un viaggio in bilico tra "l’arte di amar" di una "Resta con me" legata a "Stanco e perduto" e le "canzoni e poesie, pugnali e parole" di quella "Scivola vai via" capace di riportare un tempo piccolo affrontato dal "cantautore mannaro", oggi come allora, assieme al sassofonista Antonio Marangolo, presente in questo "Round One Thirty Five" pure nei panni di arrangiatore, e al contrabbassista Enrico Lazzarini. Alla batteria pure Zeno De Rossi e alla chitarra un ineccepibile Giancarlo Bianchetti. Lo spettacolo dato in pasto al popolo di Umbria Jazz Winter sul palco di un Mancinelli sold-out da settimane festeggiava, infatti, i trent’anni (più iva, causa pandemia) di quell’iniziale afflato artistico, dato alle stampe nel ’90 con il tocco del "King Lear dei produttori italiani" (definizione dello stesso Vinicio) Renzo Fantini, ma anche i momenti salienti di una carriera da "naufrago metropolitano" condotta da Capossela sul solco di quel Tom Waits evocato nel corso dello spettacolo pure da una cover di "Christmas Card from a Hooker in Minneapolis". Poca la voce, a causa della laringite, compensata da una grossa dose di cuore e dalla presenza al sax, nel bis di "Al veglione", pure di Piero Odorici. E stasera il palcoscenico del Mancinelli è di Diane Reeves, che torna a cantare il repertorio di Burt Bacharach con l’afflato strumentale dell’Umbria Jazz Orchestra diretta da Ethan Iverson, autore pure degli arrangiamenti. 
Ad aprire lo show (alle 17.30 nel rispetto dei cenoni dell’ultimo dell’anno), il pianista inglese Jon Cleary col suo tuffo nella tradizione di New Orleans sospeso tra soul, rag e stride piano. Ma a fare di Orvieto una città in musica già dalla mattina di questo lungo San Silvestro saranno i Funk Off, in marcia per i vicoli già alle 11.30 per poi lasciare spazio al duo formato dalla songwriter Rebecca Martin e dal contrabbassista Larry Grenadier impegnato alla Sala dei 400 di Palazzo del Popolo alle 12. Stesso palco per la pianista canadese Kris Davis (alle 16) e per "Kate’s Soulfood", il progetto di Allan Harris con la partecipazione dell’armonicista svizzero Grégoire Maret (alle 18.30). Alle 1 del mattino, dopo aver festeggiato la mezzanotte in piazza con i Funk Off, doppio appuntamento con i canti battisti di Vincent Bohanan &amp; The Sound of Victory al Mancinelli e del tributo a Mingus di Alex Sipiagin, Piero Odorici, David Kikoski, Roberto Rossi, Boris Kozlov, Donald Edwards al Palazzo del Popolo. Domani gran finale con gli stessi protagonisti di questo ultimo dell’anno (esclusa la Reeves) più i set del chitarrista brasiliano Romerio Lumbambo e del Trio di Ethan Iverson. 
Andrea Spinelli

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