"Maddalena Urbani poteva essere salvata"

Lo sostengono i consulenti della Procura. Il pm Polidori ha chieso 21 anni di carcere per lo spacciatore e 14 per l’amica della ragazza

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Maddalena Urbani "poteva essere salvata", la sua agonia è durata 17 ore. E, invece, nessuno ha fatto il gesto più banale, di prendere il cellulare e chiamare il 118. Lo ha ricostruito il pm Pietro Polidori nella requisitoria al termine della quale ha chiesto la condanna a 21 anni per lo spacciatore di origini siriane, Abdulaziz Rajab, e a 14 anni per Kaoula El Haouzi, amica della Urbani, per la tragica fine della 21enne, figlia del medico Carlo Urbani che per primo isolò la Sars. Maddalena, è stato accertato, è morta a causa di un mix di droghe e farmaci nell’abitazione di un pusher il 27 marzo del 2021.

Con l’amica era partita da Perugia, dove viveva, per raggiungere Roma. I due imputati sono accusati di omicidio volontario con dolo eventuale. Il sostituto procuratore ha ricostruito le varie fasi della vicenda consumatasi in un appartamento di via Cassia dove la giovane era arrivata alcune ore prima. Il corpo privo di vita di Maddalena venne trovato dopo una segnalazione al 118. A ucciderla un abuso di oppiacei. L’appartamento, in condizioni fatiscenti, era occupato dal 64enne cittadino siriano che si trovava agli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti. La perquisizione della polizia portò al rinvenimento di alcune dosi di eroina, metadone e un mix di psicofarmaci.

La ventenne, a causa delle sostanze, si è sentì male quasi subito e perse conoscenza, crollando a terra. "Ricordo di averla distesa sul letto e di averle praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca – ha raccontato uno dei testimoni, un operaio di origini romene, nel corso del processo davanti alla prima Corte d’Assise –. Avevo imparato queste tecniche dalla tv e da un corso di primo intervento in cantiere. Ricordo che la ragazza si riprese, di fatto l’ho fatta resuscitare".

Ad allertarlo era stato il pusher. "Rajab mi ha chiamato sul cellulare – ha spiegato il teste in aula – era molto agitato, nel panico, perché una ragazza che era a casa sua era svenuta. Dopo che la ragazza si è ripresa ho consigliato a Rajab di allertare il 118 ma il giorno dopo ho sentito dai notiziari quello che era successo".

Secondo i consulenti della Procura, una tossicologa e un medico legale, Maddalena Urbani morì per una overdose, ma poteva essere salvata in quanto fu colta dal malore intorno alle 20 del 27 marzo, ma l’ambulanza venne chiamata solo alle 13 del giorno dopo, a distanza di circa 17 ore.