Allarme-lavoro, monito del vescovo. "La situazione sembra drammatica"

Gubbio, monsignor Bedini incontra i giornalisti: "I giovani vanno via"

Il vescovo Luciano Paolucci Bedini con gli operatori dell’informazione

Il vescovo Luciano Paolucci Bedini con gli operatori dell’informazione

Gubbio, 30 gennaio 2018 – A Gubbio e nella diocesi sono presenti "tante risorse, tante ricchezze che attendono soltanto di essere coordinate"; ci sono però "emergenze importanti quali il lavoro, e le problematiche, del mondo giovanile". Sono questi alcuni passaggi dell’incontro che il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha avuto con gli operatori dell’informazione in occasione della festa di San Francesco dei Sales. E’ stata l’occasione per operare una sintesi di questi primi due mesi alla guida della diocesi di S. Ubaldo. "E’ un periodo intenso – ha ammesso il vescovo Luciano – fatto di incontri e colloqui, in un clima di cordialità e condivisione, per conoscere a fondo i luoghi, compreso il livello regionale, dove si viene per servire. Tra l’altro mi trovo benissimo".

Ha ammesso di aver riscontrato ovunque grande apertura e scoperte tante energie, che attendono di essere valorizzate. Un lavoro che gli ha consentito però di "toccare con mano due realtà preoccupanti: la mancanza di lavoro e le problematiche del mondo giovanile".

"Padri e madri di famiglia – ha confidato – mi hanno raccontato il dramma legato alla perdita del posto di lavoro; non ne conosco le dimensioni, ma la sensazione è quella di una situazione drammatica".

Altrettanto preoccupante la condizione del mondo giovanile; "Per l’assenza di sbocchi occupazionali – ha osservato – hanno una sola prospettiva: quella di andarsene. Un processo camuffato di emigrazione".

Un paio di circostanze gli hanno consentito di approfondire la conoscenza di due vicende che hanno un peso del tutto particolare nella vita e nella sensibilità eugubina: il dramma dei 40 Martiri e la Festa dei Ceri. "In occasione della giornata delle memoria ho avuto occasione di parlare ai ragazzi nell’edificio scolastico, dove i martiri furono tenuti ostaggio, e di celebrare nel Mausoleo. Ho percepito – ha detto monsignor Luciano - come quella dei 40 Martiri sia ancora una ferita aperta, percepita come un’offesa pur nella preghiera e nel desiderio di sottoscrivere quel ‘mai più’ che ha senso se ricondotto ad un progetto di pace".

Sulla festa dei Ceri, "assaggiata" con le celebrazioni di S. Antonio si è così espresso: «Sento che custodisce un tesoro prezioso, che va tutelato e vissuto fino in fondo». Ai giornalisti, alla fine, ha ricordato che "al centro delle notizie ci sono sempre e solo le persone".

G. Bedini