La scuola per bimbi malati. "Un legame da non spezzare" / VIDEO

Il direttore dell’oncoematologia pediatrica Caniglia: "Sospendere il servizio è molto grave. Basta con i paletti burocratici, va riattivato"

Il professor Maurizio Caniglia (a destra) con Franco Chianelli

Il professor Maurizio Caniglia (a destra) con Franco Chianelli

Perugia, 19 marzo 2021 - «La scuola, in un reparto come quello di oncoematologia pediatrica, non è solo didattica ma soprattutto un supporto terapeutico di fondamentale importanza. Per questi piccoli pazienti rappresenta il contatto con la vita". Il dottor Maurizio Caniglia, direttore della struttura complessa di oncoematologia pediatrica del Santa Maria della Misericordia di Perugia, che non ha mai interrotto la sua attività anche nei periodi più difficili dell’emergenza Covid, non è uno che ama apparire, anzi. "Però questa volta – dice – non solo ci metto la faccia ma voglio andare fino in fondo per risolvere il problema e se necessario – annuncia deciso –, mi rivolgerò anche al presidente della Repubblica Mattarella". Il nodo è la scuola in ospedale, sospesa in presenza come altrove. "Un grave errore – dice Caniglia –. Si dimentica di comprendere che si tratta di un servizio offerto a bambini malati di tumore, sottoposti a chemioterapie particolarmente debilitanti e che quindi necessitano di attenzioni e support, anche psicologici, i molto particolari. Abbiamo la fortuna da anni di avere in convenzione con l’ospedale, una scuola con insegnanti dedicate, che svolgono un’attività straordinaria: non sono semplici educatrici ma anche un fondamentale sostegno psicologico, un legame forte con la vita. Inducono i ragazziad avere speranza e prospettive. Disattendere a tutto questo è grave". Ha segnalato il problema alle autorità? "Certamente. Ho fatto più volte richiesta affinchè questo stop vvenisse sospeso, ma ho ricevuto poche risposte. Dopo lunga insistenza alla fine mi è arrivata la mail di un dirigente in cui anzichè risolvere le cose, si elencano una serie di paletti, procedure e schede tecniche da osservare che complicano el cose anzichè risolverle. Mi pare un modo non consono di affrontare il problema". Quali sono le richieste e le perplessità della Scuola? "Un’adeguata protezione degli insegnanti che, su mia precisa richiesta peraltro in tempi in cui ancora non si parlava di profilassi per i docenti, sono stati vaccinati così come era avvenuto nell’ospedale di Palermo. Non solo. L’accesso in questo reparto è sottoposto a sorveglianza molto severa. Sanitari, ma anche oss, genitori ammessi all’assistenza, tutti, anche se vaccinati, vengono sottoposti a tampone due volte a settimana, piccini compresi ovviamente. Proprio perchè i nostri sono pazienti fortemente immunodepressi. Il ruolo della scuola è importante in generale, ma in particolare per i bimbi molto malati come quelli che noi curiamo. La pandemia per loro è solo un ulteriore problema. Ogni bambino – precisa – può avere accanto a sè un solo genitore e sempre lo stesso, salvo casi eccezionali. In un momento in cui anche i professionisti del team non sanitario assicurati dal Comitato Chianelli: quelli che offrono ai piccoli servizi di musicoterpia, arteterapia etc non sono più ammessi ecco che il ruolo della Scuola si fa ancor più determinante". A chi fa capo il servizio didattico del reparto? "Al circolo numero cinque di Perugia. Una convenzione istituzionale che va avanti da tanti anni – sottolinea Franco Chianelli che supporta attivamente il reaparto e i piccoli ricoverati fornendo anche strumenti digitali –. Le insegnanti dedicate usano metodologie didattiche particolari con i piccoli pazienti. Sono un punto di riferimento fondamentale per i bambini, perchè in una situazione di malattia cronica la scuola rappresenta un forte legame con a vita, non è solo didattica ma anche speranza". "Per questo – incalza Caniglia –, chiedere al nostro reparto di ovviare a tutte quelle richieste ’tecniche’ mi sembra francamente una mancanza di sensibilità. Ci si dimentica che a dover essere tutelati, oltre agli operatori scolastici per carità, sono soprattutto i piccoli pazienti. Chi corre i rischi maggiori sono proprio loro che vivono una situazione tragica a prescindere dal Covid". Ecco perchè ha deciso di rivolgere questo appello? "Francamente sono stanco di tutta questa inerzia e del modo di comportarsi di funzionari che si trincerano dietro la burocrazia. È ora che le persone si assumano le proprie responsabilità. Le insegnanti sono vaccinate e vorrebbero venire ma non possono per motivi burocratici. Per questo intendo portare avanti la battaglia fino in fondo. Insomma – conclude – il messaggio da recepire è che bisogna reagire alla paura, all’ostracismo e alla pandemia. Avere dubbi sui vaccini è un grave errore. L’unica strada da percorrere è quella di una campagna vaccinale massiva. Sono pronto, una volta finito il turno in ospedale, ad andare a titolo gratuito a fare vaccini nelle farmacie o ovunque ce ne sia bisogno. Tutti dobbiamo dare il nostro contributo. La paura paralizza, e non porta da nessuna parte".