La qualità del vino in Umbria migliora, anche se la produzione negli ultimi due anni è calata per colpa della siccità. Più della metà della produzione è Doc, un terzo è Igp il resto quello che si dice "vino da tavola". "La realtà ci dice che gli enoturisti sono una community sempre più ampia – spiega Giuseppe Coco di Agenzia Umbria Ricerche –. Un esercito in costante crescita attentissimo alla qualità del prodotto e alla dimensione esperienziale; due elementi che fanno la differenza quando si sceglie di organizzare l’escursione, quando si accorda la propria preferenza alla cantina x o y. Inoltre, e non va trascurato, gli enoturisti hanno una notevole capacità di spesa: dai dati disponibili si evince che mediamente spendono a persona attorno ai 90 euro quando non pernottano e 200 euro quando pernottano". Nel 2022, ad esempio, i vini bianchi da tavola umbri hanno avuto una produzione di circa 20 mila ettolitri (circa 8% del totlae) contro i 95 mila degli Igp (37%) e i 142 mila dei Doc (55%) I rossi da tavola hanno fatto registrare una produzione di circa 16 mila ettolitri contro i 134 mila degli Igp e i 120 mila dei Doc. Ma la qualità non si migliora solo con la denominazione. "A fare la differenza – riprende Coco – sono anche i fine Wines- Cosa sono? Quei vini che hanno un gusto equilibrato ed armonico in grado di perpetuarsi nel tempo; che riescono ad esaltare il terroir dove vengono prodotti; che sono rari, ovvero sono prodotti in quantità limitata, per cui l’assaggio si trasforma al tempo stesso in un’esperienza esclusiva. E a ben vedere – conclude –, questo tipo di vini fanno anche di più: incidono positivamente sull’andamento del valore dei vigneti, facendo diventare desiderabile per gli investitori acquisirne la proprietà".