"La paghetta non basta più". Noi, alle prese con l’inflazione

Due anni fa con 10 euro potevamo fare molti più acquisti. Ora bisogna centellinarli con attenzione. CLASSE III L DELLA SCUOLA “ALIGHIERI-PASCOLI“ (CITTA’ DI CASTELLO). .

"La paghetta non basta più". Noi, alle prese con l’inflazione

"La paghetta non basta più". Noi, alle prese con l’inflazione

"Mamma, papà, non mi bastano più 10 euro per uscire!". Questa è l’affermazione che si sentono dire più frequentemente i nostri genitori. Qual è il motivo di questa frase tanto ripetuta? Tutti i sabati la stessa storia: con la stessa somma non ci possiamo comprare più tutto quello che acquistavamo in prima media. In altre parole, o i nostri genitori aumentano il nostro “salario” settimanale, oppure dobbiamo fare più di una rinuncia…o in alternativa …chiediamo un mutuo! Cos’è cambiato in pochi anni? Quando uscivamo due anni fa, con 10 euro potevamo comprare il panino del fast food a 7,90 euro, la pizzetta a 1 euro e con il resto un paio di caramelle. Ora, se va bene, dobbiamo scegliere: o il panino del fast food o la pizza e una bibita. Il resto non esiste e le tasche sono vuote.

Anche ogni mattina è una lotta: visto che il prezzo della solita merenda, come pizzetta, ciaccia o brioche, è aumentato, viene spontaneo pensare a qualcosa di più salutare, come un frutto o qualche fetta di dolce fatto in casa. Ma ci passa la voglia, e comunque non avremmo risolto nulla, a causa dell’aumento che hanno subito anche la frutta, la farina, lo zucchero e la cioccolata! Ai nostri genitori non va meglio. Oltre i nostri viveri e divertimenti, ovviamente devono affrontare molte altre spese. Sentiamo dire spesso da loro che lo stipendio non basta: la benzina è alle stelle, il pane è diventato prezioso come l’oro, il latte è più conveniente andarlo a mungere nella stalla. Insomma andare a fare la spesa oggi è anche per loro una caccia alle offerte e il carrello non si riempie come prima. Sarà anche colpa della shrinkflation?! Questa strategia di marketing è basata sul ridurre la quantità o qualità di un prodotto nella confezione, senza che il suo prezzo venga toccato. In questo modo i costi di produzione aumentano in minor misura, ma il consumatore si ritrova con molta meno merce…e dovrà tornare a comprare più spesso. Senza contare il maggiore spreco: se nella stessa confezione di prima c'è meno prodotto, vuol dire che molto imballaggio è superfluo e causerà un maggior impatto ambientale aumentando i rifiuti. Molti si interrogano sui motivi di tutto ciò. Noi ragazzi abbiamo azzardato delle ipotesi, che vanno dalla speculazione di qualcuno a tragedie internazionali come le guerre, che hanno fatto innalzare il costo di prodotti primari come grano e farina, ma anche delle materie prime come petrolio e gas che dobbiamo importare per produrre l’energia elettrica. Se queste ultime fossero davvero le cause, di sicuro la pace sarebbe la soluzione migliore, non solo per il caro-prezzi, ma per vivere tutti in un mondo migliore.