"La nostra terapia contro i linfomi"

L’equipe universitaria guidata dal professor Sportoletti vince il premio ’Gilead’. "Usare molecole di precisione"

L’equipe dell’Università di Perugia

L’equipe dell’Università di Perugia

Perugia, 21 ottobre 2021 - "Contro i tumori del sangue come i linfomi stiamo studiando nuove terapie meno tossiche e invasive per l’organismo, ma più personalizzate in base alla situazione del paziente. L’idea è quella di individuare nuove molecole che possano andare a bersaglio contro la malattia senza intaccare l’intero sistema". E’ questo lo spirito che anima la ricerca del professor Paolo Sportoletti, docente di Ematologia all’Università di Perugia, e della sua equipe formata da biologi e tecnici tutti interni all’ateneo umbro.

Per questo, il gruppo di lavoro dello Studium è stato tra i premiati con il prestigioso riconoscimento di ‘Gilead Sciences’, il bando sviluppato a Milano – dove è avvenuta anche la consegna dei riconoscimenti – per "fare sì che ricercatrici, ricercatori e associazioni di pazienti, all’interno delle proprie comunità, possano rendere possibile l’impossibile e trasformare le loro idee in iniziative concrete. Questo è lo spirito dei nostri bandi". Così Cristina Le Grazie, direttore medico di Gilead Sciences, in apertura della cerimonia durante la quale è stata celebrata la decima edizione del premio. "I bandi che sono stati immaginati e poi sviluppati serviranno per sostenere la ricerca scientifica e sociale nell’area delle malattie infettive e oncoematologiche (in particolare HivAids, epatite C e linfomi)". Un momento, quello avvenuto in fondazione Feltrinelli, per premiare i 58 vincitori 2021 dei due bandi (uno per la ricerca scientifica e uno per i progetti socio-assistenziali, appunto). A loro Gilead assegnerà complessivamente oltre un milione di euro per realizzare i loro progetti entro i prossimi 12 mesi.

"Sono stati dieci anni di sogni e sfide in medicina", ha sintetizzato Alberto Mantovani, immunologo e direttore scientifico dell’Humanitas di Milano, che nel suo intervento ha illustrato i principali passi della storia della medicina e della cura alle malattie infettive, dal primo vaccino inoculato in Occidente trecento anni fa sino agli studi internazionali di oggi contro il Covid-19.

Proprio in questo quadro, tra i premiati figura l’equipe perugina guidata da Sportoletti. Che non nasconde la sua soddisfazione. "Dobbiamo identificare i punti di forza dello sviluppo di questo tipo di tumori – sostiene il docente universitario – per farli diventare punti deboli. E’ lì che bisogna intervenire, anche perché le forme più aggressive sono talvolta ancora poco curabili con le tradizionali terapie. Il nostro lavoro è stato pubblicato anche su prestigiose riviste scientifiche internazionali e, tra l’altro, anche in precedenza ci erevamo aggiudicati i bandi per la ricerca promossi da Gilead Sciences".

Analisi, visite e cure, anche nel comparto dell’oncoematologia, hanno subito ritardi perché per molti mesi gran parte delle forze in ospedale sono state assorbite dall’emergenza Covid. "Ma a Perugia, nella fase più critica, seguivamo i nostri pazienti a distanza, anche se non potevamo incontrarli personalmente – spiega ancora Sportoletti – Indubbiamente, proprio per questo, ci sono state difficoltà per la diagnostica strumentale, nella quale abbiamo fatto molta fatica. Però non ci siamo mai fermati, siamo comunque riusciti ad andare avanti".