"Insieme abbiamo costruito questo testo, gliel’ho scritto, gliel’ho mandato, gli ho detto ’Luis studia questo’ e lui oggi m’ha detto ’Stai tranchilla porché io lo estudio in l’avion". Ride la professoressa Stefania Spina, la notte prima degli esami di Luis Suarez per ottenere la certificazione della conoscenza della lingua B 1 che gli servirà per avere in tasca la cittadinanza indispensabile per l’ingresso alla Juventus, quando racconta alla prorettrice Daniela Gambini il livello di preparazione del suo allievo per cui l’Ateneo ha fatto carte false. Nonostante sia "un principiante assoluto. Lui me parlava in spagnolo praticamente, guarda è un A 1 preciso (il livello base, ndr)".
Spina, la docente che doveva preparare il campione uruguaiano con un corso intensivo a pagamento, non ne fa mistero nemmeno con gli amici. Dopo aver terminato una lezione via Skype con Suarez: "Due ore de parto... poi abbiamo fatto le simulazione dell’esame, praticamente gli abbiamo dato tutti i materiali che dovrebbero essere a sorpresa".
Una situazione di cui era perfettamente a conoscenza anche la Rettrice dell’Università per stranieri, Giuliana Grego Bolli. Alle 14:05 del 12 settembre la rettrice e la professoressa ironizzavano via whatsapp.
Grego Bolli: "Ma ormai sarà bravissimo... (faccina con il bacino, ndr)"
Spina: "E’ un bravo A 1 (ride)"
Grego Bolli: "Perfetto per un B 1 (mani sulla testa in segno di disperazione, ndr)".
Spina: Faccina che ride.
Annota il giudice nell’ordinanza interdittiva: "Circostanza ben nota (quindi) alla Rettrice. Il 15 settembre quando Suarez – scrive – è pacificamente un A 1 che non ’spiccica na parola’ di italiano, ’non coniuga i verbi’ e che ’parla all’infinito’ l’imperativo categorico è che il calciatore ’non dovrebbe’ ma ’deve passerà’ l’esame di lingua B 1 perché così è stato deciso preventivamente dagli indagati". L’importante, per la Rettrice, era che una volta fuori "non deve incontrare i giornalisti. Quindi questo qui deve essere come quelli che scappano dalla porta di servizio".
Il più preoccupato era l’esaminatore Lorenzo Rocca. In fondo la firma su quell’esame farsa sarebbe stata la sua. E così si sfoga con un amico: "No, no ma di questo ho parlato con la Juve perché se vanno a scavà, la firma sull’esame ce l’ho messa io, non voglio certi cazzi, ho chiamato la rettrice e tutti. Ho parlato con Paratici il quale mi ha detto più o meno quello che mi stai dicendo te, nel senso, non ti preoccupà lui non lascerà nessuna intervista. Qualcosa spiaccica ma la sua sponda è che l’esame è solo orale altrimenti non c’erano i presupporti". Con Rocca si era raccomandata anche la Spina: "Lorè non gli fa, non uscì da quelle immagini, da quelle cose che già... tu segui i binari".
Questa storia dei binari torna e ritorna nelle parole degli indagati. Perché solo rimanendo nei ’binari’, ovvero seguendo alla lettera quanto concordato con lo studente-calciatore al quale i docenti avevano inviato lo schema d’esame in pdf, potevano riuscire a fargli passare l’esame ("con 10 milioni a stagione di stipendio non glieli puoi far saltare perché non ha il B1", "te pare che lo bocciamo"). L’occasione propizia era proprio la pandemia. "D’altronde con la scusa del Covid e poi in base al regolamento possono assistere solo se vuole il candidato", dice il direttore generale Simone Olivieri alla professoressa Spina. Anche con l’avvocato della Juve, Maria Turco (indagata per concorso in falso) era stato chiaro: "Le volevo dire che già abbiamo avuto questa fortuna che c’era una circolare del Ministero, per il B1 di poter bypassare tutto con un orale e sarà nostra cura fare in modo che avvenga in un’aula con fuori tutti per Covid, cercheremo di fare in modo che sia uno studente come gli altri che nessuno se ne accorga, non sarà così, per faremo tutto".
Erika Pontini