Insulti e minacce di morte. Messaggi espliciti, sottolineano gli inquirenti, rivolti alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (nella foto) e, indirettamente, a sua figlia. Non le sole destinatarie delle invettive del perugino di 45 anni che la Procura ha indagato per minacce e oltraggio a corpo politico sulla scorta delle indagini condotte dalla polizia postale di Perugia. Indagini che, una volta individuato il presunto responsabile, hanno permesso di verificare che nelle mire del presunto “odiatore“ ci fossero anche altri parlamentari. Secondo quanto ricostruito nel corso degli accertamenti, l’uomo avrebbe postato questi messaggi minatori sui social, utilizzando la propria bacheca, con insulti e minacce esplicite rivolta alla presidente Meloni, tra cui quelle di un post, scritte da un altro utente, e condivise sul proprio spazio virtuale dall’indagato. Parole particolarmente fastidiose perché oltre alla presidente, secondo quanto riferito dalla Procura, si spostavano anche in direzione della bambina. All’uomo, gli esperti del centro sicurezza cibernetica della polizia postale, insieme ai colleghi della digos, sono arrivati rapidamente, visto che ha utilizzato il suo profilo personale, senza particolari accortezze o tentativi di mascherare l’identità. L’uomo, conferma la Procura della Repubblica, già in passato si era reso responsabile di episodi simili, con contenuti rivolti a vari politici. Il monitoraggio della rete, anche sul fronte di reati di questo genere, è costante e particolarmente rafforzato in un periodo in cui la tensione sociale si è acuita ulteriormente con il rischio che alle parole possano seguire i fatti. Gli insulti alla presidente Meloni nello specifico sono ritenuti la diretta conseguenza della volontà dell’esecutivo di modificare la normativa in materia di reddito di cittadinanza. Oggi come allora, le indagini proseguirebbero per appurare se l’azione del singolo sia isolata e, per così dire, estemporanea, o se dietro possa nascondersi qualcosa di più strutturato di cui il messaggio sui social rappresenti solo la punta dell’iceberg. Intanto, elementi potrebbero emergere dai supporti informatici che la postale, su disposizione dell’ufficio diretto da Raffaele Cantone, ha sequestrato a casa dell’indagato nel corso della perquisizione effettuata nella mattinata di ieri.

Cronaca

Insulti e minacce di morte. Messaggi espliciti, sottolineano gli inquirenti, rivolti alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (nella foto) e, indirettamente, a sua figlia. Non le sole destinatarie delle invettive del perugino di 45 anni che la Procura ha indagato per minacce e oltraggio a corpo politico sulla scorta delle indagini condotte dalla polizia postale di Perugia. Indagini che, una volta individuato il presunto responsabile, hanno permesso di verificare che nelle mire del presunto “odiatore“ ci fossero anche altri parlamentari.
Secondo quanto ricostruito nel corso degli accertamenti, l’uomo avrebbe postato questi messaggi minatori sui social, utilizzando la propria bacheca, con insulti e minacce esplicite rivolta alla presidente Meloni, tra cui quelle di un post, scritte da un altro utente, e condivise sul proprio spazio virtuale dall’indagato. Parole particolarmente fastidiose perché oltre alla presidente, secondo quanto riferito dalla Procura, si spostavano anche in direzione della bambina. All’uomo, gli esperti del centro sicurezza cibernetica della polizia postale, insieme ai colleghi della digos, sono arrivati rapidamente, visto che ha utilizzato il suo profilo personale, senza particolari accortezze o tentativi di mascherare l’identità. L’uomo, conferma la Procura della Repubblica, già in passato si era reso responsabile di episodi simili, con contenuti rivolti a vari politici. Il monitoraggio della rete, anche sul fronte di reati di questo genere, è costante e particolarmente rafforzato in un periodo in cui la tensione sociale si è acuita ulteriormente con il rischio che alle parole possano seguire i fatti. Gli insulti alla presidente Meloni nello specifico sono ritenuti la diretta conseguenza della volontà dell’esecutivo di modificare la normativa in materia di reddito di cittadinanza. Oggi come allora, le indagini proseguirebbero per appurare se l’azione del singolo sia isolata e, per così dire, estemporanea, o se dietro possa nascondersi qualcosa di più strutturato di cui il messaggio sui social rappresenti solo la punta dell’iceberg. Intanto, elementi potrebbero emergere dai supporti informatici che la postale, su disposizione dell’ufficio diretto da Raffaele Cantone, ha sequestrato a casa dell’indagato nel corso della perquisizione effettuata nella mattinata di ieri.

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Insulti e minacce social a Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio è finita nel mirino di un 45enne perugino indagato dalla Procura. Perquisita l’abitazione dell’uomo

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