In era-Covid solo mimose virtuali

La Giornata dei diritti della donna festeggiata per la prima volta nel ’22 è passata quasi in silenzio

Qualche giorno fa è stato l’8 marzo, ma quest’anno la festa della donna ci è sembrata “virtuale”: non abbiamo portato le mimose alle nostre compagne e questo ci ha fatto riflettere molto…La Giornata dei diritti della donna, festeggiata per la prima volta in Italia nel 1922, è passata quasi in silenzio, in mezzo alle tante allarmanti notizie sulla pandemia. E invece a noi sembra importante, perché è nata per ricordare tutto quello che le donne affrontano: le conquiste sociali, economiche e politiche come anche le discriminazioni e le violenze.

Ancora oggi a volte sentiamo frasi del tipo: “I lavori delle donne sono più leggeri” oppure “Quello sport è da maschio” o “Non fare la femminuccia”: frasi discriminatorie che non vogliamo più accettare. Non è bello sapere che il 31,9% della popolazione femminile è stata vittima di violenza fisica o sessuale. E in quest’ultimo anno segnato dalla pandemia da Covid19, abbiamo scoperto che il 52,5% delle donne ha denunciato un peggioramento della propria vita quotidiana; che delle 444 mila persone che hanno perso il lavoro nell’ultimo anno, circa il 70% sono donne. Del resto, lo vediamo intorno a noi: molte di coloro che prestavano aiuti familiari come colf e badanti hanno dovuto lasciare il proprio lavoro per paura di essere contagiate, o di contagiare i familiari più a rischio. L’assistenza degli anziani e tanti lavori casalinghi, di conseguenza, sono ricaduti sulle donne delle famiglie e se una donna ha un bambino che va alle scuole elementari, si deve assicurare che segua le videolezioni e che non ci siano problemi per farlo. C’è anche il caso delle madri che hanno bambini piccoli, che in questo periodo non hanno avuto aiuti, con il risultato di doversi allontanare dal loro lavoro anche in smart working per prendersi cura dei figli e, lavorando fuori casa, anche di dover lasciare il lavoro.

Le donne, le nostre mamme, nonne e zie fanno tanti lavori e sulle loro spalle ci sono tante responsabilità: vogliamo far aprire gli occhi a chi nega l’evidente. Pensiamo che l’otto marzo sia una festa da non trattare con superficialità perché ci ricorda un percorso fatto di tantissime conquiste sul piano dei diritti e della parità, ma ancora oggi la vita di una donna non è facile e crediamo che si debba fare molto di più per “alleggerirla”. Le donne non possono essere considerate oggetti ma persone che svolgono un ruolo fondamentale nella società e si meritano gli stessi diritti di qualsiasi altro uomo. L’8 marzo e tutti gli altri giorni.