Immagini e parole: ecco l’Italiano

Anche Jovanotti e Venditti nelle loro canzoni citano Dante. I modi di dire entrati nell’uso comune

Migration

A settecento anni dalla sua morte, Dante non vive solo nei libri di letteratura ma ogni giorno, quasi senza accorgercene, è più che mai presente nella lingua che usiamo. Com’è andata l’interrogazione? Senza infamia e senza lodo (Inferno, III, vv. 35-36). Oggi c’è il compito in classe: lasciate ogni speranza voi ch’intrate…(Inferno, III, v. 9) Quante volte abbiamo sentito dirci: questa stanza è una bolgia infernale! Oppure, se qualcuno vuole spronarci a finire: forza, cosa fatta capo ha (Inferno, XXVIII, v. 107)! E se dobbiamo colorire un racconto di paura, ci sarà capitato di dire: roba da far tremar le vene e i polsi (Inferno, I, v. 90)! Senza saperlo stiamo citando la Divina Commedia, opera grandiosa e difficile da definire in tutti i suoi tanti aspetti, in cui Dante usa il volgare per trattare argomenti molto profondi e per creare mondi ultraterreni senza rivali. Dante è considerato il padre della lingua italiana e da settecento anni a questa parte (e oltre) il nostro modo di riferirci a certe cose e certe situazioni è…dantesco! Galeotto fu il libro (Inferno, V, v. 137), caddi come corpo morto cade (Inferno, V, v. 142), non ragioniam di lor ma guarda e passa (Inferno, III, v. 51), fatti non foste a viver come bruti (Inferno, XXVI, v. 119), l’Italia il bel paese (XXXIII, v. 80), non fa scienza sanza lo ritenere, avere inteso (Paradiso, V, v, 42) sono solo alcune delle espressioni più celebri che ricorrono nella vita di tutti i giorni e che ritroviamo nei canti letti a scuola. Se poi accendiamo la radio, può succedere di trovare Dante in qualche brano di cantanti pop come Jovanotti e Venditti che hanno reso omaggio ai due amanti Paolo e Francesca, inserendo nei loro testi il verso Amor, ch’a nullo amato amar perdona (Inferno, V, v.103), rispettivamente in “Serenata rap“ e “Ci vorrebbe un amico“. Ma non solo una lingua, Dante ha creato anche un modo di immaginare le cose.

Quando diciamo, riferendoci a una situazione complicata e di difficile soluzione, stai fresco stiamo facendo riferimento ad una delle zone più basse dell’Inferno, il terribile Cerchio IX, dove i traditori sono immersi in un lago ghiacciato, il Cocito, dove appunto i peccatori stanno freschi (XXII, 117). In questo anno, troppo spesso, le parole di Dante sono quasi diventate realtà e quell’Inferno pieno di dolore e quel Purgatorio pieno di attesa e speranza li abbiamo sentiti accanto a noi. Per questo, per i settecento anni dalla morte di Dante abbiamo voluto ricordare qualcosa di vivo e bello, per guardare in alto come ha fatto Dante prima di uscire a riveder le stelle.