Il ‘regolamento di conti’ di 13 anni fa si chiude con un’assoluzione

Spari nella notte e inseguimenti in auto nelle strade di Bastia Umbra. Il coinvolgimento dell’imputato "non sussiste"

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Un regolamento di conti con spari nella notte e inseguimenti in auto. Mancava un quarto d’ora alla mezzanotte, era il 16 novembre 2008, quando un quartetto di malviventi trasformò la piazzetta Buozzi di Ospedalicchio di Bastia Umbra nel set di un film di banditi e pistole. Ora Robert Delishi, detto Benny, imprenditore titolare di una ditta di idraulica oggi 40enne, è stato assolto dall’accusa di tentato omicidio con formula piena “perché il fatto non sussiste”.

A tredici anni da quei fatti che scossero la comunità, accendendo un riflettore sulla criminalità che si muove nel sottobosco della provincia umbra, i giudici del secondo collegio penale di Perugia (Verola, Grassi e Lochi a latere) hanno pronunciato l’assoluzione ex articolo 530. Il Delishi, difeso dagli avvocati Delfo Berretti (che in aula nell’ultima udienza ha pronunciato l’arringa finale) e Luca Maori, era stato accusato di tentato omicidio di una persona non identificata. Sarebbe stata sua la Mercedes Ml di colore scuro piombata in piazza dopo una precedente lite con un connazionale, da quella jeep sarebbero poi scese 4 persone, una armata di pistola (calibro 7.65 come riveleranno i bossoli trovati sulla scena) e un altro con in mano un palo di ferro.

Quel commando ha tentato di inseguire un uomo, sparandogli contro. La pallottola è finita però sulla fiancata dell’auto del proprietario del bar parcheggiata lì vicino. Intanto il bersaglio umano riesce a scappare si dà alla fuga. Il commando armato si sparpaglia e scappa via. Uno a piedi, gli altri risalgono nell’auto che sfreccia via lontano da quel far west. Sul posto le forze dell’ordine hanno ascoltato i testimoni e repertato le tracce degli spari. In dieci anni di processo però la memoria dei testimoni si è sfilacciata, i particolari – così precisi – nelle accuse si sono via via dissolti e le certezze sul modello dell’auto e sulla dinamica dei fatti si sono disperse. Tra i testimoni convocati al processo, alcuni sono risultati irreperibili, i due uomini accusati di concorso nel reato non sono mai stati identificati. Nelle maglie del processo era rimasto solo l’imputato che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti.

Anche l’uomo con cui “Benny” aveva avuto effettivamente una lite – considerata il movente del tentato omicidio – è emerso nel processo si era già riappacificato con il connazionale prima della notte della sparatoria. Eppure quella notte solo per un soffio non ci scappò il morto, come rilevò il pm non venne esploso un secondo colpo subito dopo il primo e il delitto non si compiva nonostante gli “atti idonei, diretti in modo non equivoco a commettere l’omicidio, evento non verificatosi per cause indipendenti dalle proprie volontà”. La difesa ha puntato a dimostrare che tutte le testimonianze e le prove portate a carico dell’imputato erano di natura indiziaria e le testimonianze spesso in contraddizione tra loro: abbastanza per escludere la colpevolezza “oltre ogni ragionevale dubbio”.