Il pm: "Sono pericolosi Devono restare in cella"

Ragazzo ucciso dopo la discoteca: oggi la convalida degli arresti. La procura: Stiamo identificando chi ha preso parte alla rissa.

di Erika Pontini

Filippo Limini, il 24enne di Spoleto, morto all’alba di sabato dopo una rissa fuori dalla discoteca di Bastia è stato preso a calci in faccia mentre si trovava ancora steso a terra, prima di essere investito dall’Opel nera in fuga perché assaltata a colpi di "spranghe e bastoni".

Emerge dalle dichiarazioni incrociate degli stessi indagati e dei testimoni che hanno visto la drammatica sequenza. Lo racconta l’arrestato Denis Hajderlliu, 20 anni: "Sono sceso dalla macchina per capire cosa fosse successo - dice a verbale – e ho visto uno di quei quattro o cinque ragazzi di prima che stavano litigando con i miei amici, mi lanciava un gesto di sfida con la mano come per dire ti strozzo. Io reagivo e lo colpivo con un pugno al volto... cadeva subito a terra.... Dopo il pugno provava a rialzarsi ma veniva raggiunto da una calcio al volto tirato da un ragazzo che non ho riconosciuto".

Altri testimoni, risultati estranei alla rissa, dicono che lo ’stesso ragazzo del pugno ha dato il calcio’. "Notavo che si colpivano con pugni a vicenda. Uno dei ragazzi cadeva a terra e lo stesso lo colpiva con un calcio. A quel punto l’auto faceva retromarcia". Aggiunge Denis: "Notavo anche che il ragazzo dopo che Brendon con la macchina gli era passato sopra aveva una chiazza di sangue dietro la testa". Il nodo da sciogliere in un’indagine che sembra avere imboccato una strada precisa è proprio questo: Filippo è morto per pugni e calci? O, più probabilmente, schiacciato dall’auto? Un aspetto fondamentale, anche secondo la procura, che sarà chiarito oggi dall’autopsia svolta da Mauro Bacci e Marta Bianchi, incaricati dal pm: "Occorre attendere accertamenti medico legali per la serie causale che hanno causato il decesso". Sergio Scalise sarà di parte per la famiglia Limini, Walter Patumi con gli avvocati Delfo Berretti e Aldo Poggioni per il guidatore, Brendon Kosiqi, 19 anni. Quest’ultimo è il ragazzo che ha ingranato la retromarcia: "Ripartivo velocemente per sfuggire all’aggressione: ho urtato un’auto ma non mi sono fermato per paura". Solo più tardi, a casa: "Denis mi diceva che era molto preoccupato perché aveva visto una chiazza di sangue e probabilmente io avevo investito una persona". Gli altri due sono difesi dagli avvocati Guido Rondoni e Daniela Paccoi. Intanto il pm ha chiesto al gip la convalida dell’arresto e la custodia in carcere dei tre per rissa aggravata e omicidio preterintenzionale. Oltre a Denis e Brendon, Kevin Malferteiner 23 anni. "Vi è il concreto pericolo per le modalità del fatto e per la personalità degli indagati" che se liberi possano reiterare il reato. "L’uccisione di un giovane a seguito di una rissa denota una spiccata pericolosità sociale". "La condotta tenuta dagli indagati, la facilità con cui si è ricorsi alle vie di fatto, l’assenza di freni inibitori porta a escludere – conclude - che siano in grado di contenere i propri impulsi aggressivi".