Il Collegio del Cambio celebra i “Dolenti“

In mostra a Perugia tre sculture lignee salvate dal terremoto e restaurate. Poi verrano restituite a Sant’Anatolia di Narco .

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I “Dolenti di Sant’Anatolia di Narco“ svettano nella sala delle Udienze, nel cuore del Nobile Collegio del Cambio, in Corso Vannucci. Sono tre sculture in legno salvate dal terremoto, restaurate ed esposte in mostra fino al 27 settembre (tutti i giorni con orario 9-13 e 14.30-17.30): un Cristo Crocifisso, una Madonna addolorata e un San Francesco, provenienti dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Sant’Anatolia di Narco e adesso al centro della nuova operazione culturale messa a segno dal Cambio. "Con questa iniziativa – racconta il rettore Vincenzo Ansidei di Catrano – la nostra istituzione vuole contribuire alla rinascita del patrimonio della Valnerina dopo i danni provocati dal terremoto".

Per questo si è pensato di restaurare tre opere d’arte. "Insieme alla Soprintendenza abbiamo scelto tre sculture ospitate nel Deposito di Santo Chiodo. E’ stato eseguito un restauro molto accurato e al termine della mostra le opere torneranno a San’Anatolia di Narco, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie pronta ad accoglierle". La finalità, prosegue, è doppia: "Restituiamo qualcosa di importante alla comunità – dice Ansidei – e aiutiamo il rilancio della conoscenza del patrimonio artistico della Valnerina. In questi giorni al Collegio del Cambio abbiamo molto turisti che potranno vedere le opere". Accanto al rettore ci sono il sindaco di Sant’Anatolia di Narco Tullio Fibraroli e il professor Francesco Federico Mancini, curatore del progetto.

"Le tre opere – spiega Mancini– facevamo parte di due diversi gruppi, assemblati non si sa quando". Il Cristo Crocifisso, "era un’immagine a se stante, con una devozione tutta sua e una qualità più alta rispetto alle altre statue, riconducibile all’ambiente michelangiolesco della Firenze del primo 500. Lo stile richiama quello di Francesco da Sangallo". La Madonna addolorata e San Francesco, proseguei, "con tutta probabilità venivano invece da un convento dell’ordine francescano e hanno significative analogie con scultori di area marchigiana. I due Dolenti appartenevano non a una Crocefissione ma a una Deposizione e quando sono stati riuniti, qualche altra statua è andata perduta. Era una sacra rappresentazione con forte valenza scenica, databile al 1520"

Sofia Coletti