"Il caro energia ora minaccia l’occupazione"

L’allarme di Cgil, Cisl e Uil: “Guerra e inflazione: decine di aziende potrebbero gettare la spugna, con la perdita dei posti di lavoro“

"L’economia italiana e locale si trovano alle prese con uno dei momenti più complicati della storia: ai due anni di pandemia, infatti, si vanno ad aggiungere quelli della guerra in Ucraina e della impennata dei prezzi dell’energia. Fattori che potrebbero tradursi anche in Umbria (già indebolita dal terremoto e dalla grande crisi del 2008) in un’ondata massiccia di licenziamenti, che polverizza migliaia di posti di lavoro". E’ l’allarme lanciato dai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil. Per questi motivi, Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Maurizio Molinari, sollecitano a Regione e Confindustria "misure eccezionali per fronteggiare la crisi, come ad esempio la tassazione al 100% degli extra profitti di quelle aziende che hanno avuto vantaggi durante questi due anni di pandemia", incalza Sgalla.

Quali sono i settori più a rischio?

"Molti. Dall’agroalimentare al welfare, al trasporto – fa notare Molinari - I rincari colpiscono tutti i settori con un’incidenza maggiore per quelli energivori. Ma dall’agroalimentare ai trasporti non si salva nessuno; a essere danneggiate sono intere filiere con ripercussioni a catena. Siamo una regione molto dipendente dalle forniture di gas. Abbiamo pochi impianti alternativi. Sarà un autunno incandescente: arrivano segnali di grande preoccupazione. L’artigianato, con le piccole imprese, è il settore più vulnerabile. Le aziende ridurranno la manodopera per compensare i rincari. L’agricoltura è più robusta: può contare su impianti sostenibili e finanziamenti più importanti. Nel settore agroalimentare, ad esempio, la Perugina con il fotovoltaico e l’impianto di cogenerazione che gli permette di essere un po’ più autosufficiente rispetto alla Colussi, che non ha avuto la possibilità di rinnovarsi, è la fabbrica che rischia di meno".

La proposta dei sindacati per evitare il collasso di decine e decine di imprese, e dunque la perdita della tenuta occupazionale?

"Di recente – ricorda Sgalla – abbiamo partecipato ad un Tavolo con Confindustria e Regione, sollecitando interventi e risposte. Abbiamo chiesto di stabilire un tetto massimo del gas: è la priorità. Poi bisogna reperire le risorse per aiutare imprese, lavoratori e pensionati che non ce la faranno a pagare le bollette. Soldi che vanno presi dall’extra profitti".

La politica dei ristori può essere sufficiente?

"I sindacati - riprende Manzotti – chiedono che questo problema sia risolto individuando una sorta di ricovery fund energetico. In Umbria abbiamo anche il triste primato delle basse retribuzioni e dell’impennata inflattiva. Basta dare un’occhiata al carrello della spesa schizzato ad un più 10- 10,2% di aumento. Chiediamo una politica dei redditi che tenga al riparo le famiglie dall’inflazione e una stagione aperta alla contrattazione di secondo livello per salvare il potere d’acquisto delle retribuzioni. I bonus sono importanti ma non sono una risposta definitiva. Sono insufficienti".

Silvia Angelici