I legami ’umbri’ della loggia Ungheria

La procura di Perugia indaga sull’associazione segreta delineata dall’avvocato Amara. La Massoneria al centro di varie inchieste

Raffaele Cantone

Raffaele Cantone

di Erika Pontini

Ci sono anche i nominativi di personaggi con forti legami con l’Umbria nei verbali ’segreti’ dell’avvocato Piero Amara che delineano l’esistenza – vera o presunta – di una loggia segreta della massoneria denominata ’Ungheria’, che sta scatenando un terremoto in seno alla magistratura, più per i risvolti del ’corvo’ che li ha spediti ai giornali. I verbali segretati dell’ex legale dell’Eni – già coinvolto in indagini giudiziarie tra Roma e Messina – sono stati trasmessi alla procura di Perugia, diretta da Raffaele Cantone, dall’Ufficio di Milano di Francesco Greco che, a novembre del 2019, ha iniziato a sentire Amara. Una decisione assunta nell’ambito di un coordinamento tra uffici giudiziari avvenuto lo scorso autunno. Dopo un anno di interrogatori – sarebbero in tutto cinque – a dicembre Milano ha trasmesso le ’carte’ nel capoluogo con i nomi di tre indagati, tra cui Amara.

A gennaio l’Ufficio di Cantone ha iscritto formalmente un fascicolo – il numero 84 – a modello 21 (noti) ma adesso gli iscritti potrebbero essere di più visto che la trasmissione è avvenuta in base all’articolo 11, ovvero alla competenza di Perugia a indagare sulle toghe romane. E nei verbali ci sono più nomi di magistrati. I pm dovranno verificare l’esistenza di una loggia modello P2, così come raccontata dal supertestimone. L’associazione segreta – nelle parole di Amara – sarebbe stata in grado di condizionare le nomina nei posti apicali della magistratura, quasi fosse un Csm parallelo, ma avrebbe attraversato interessi di alti prelati, politici, imprenditori, forze dell’ordine e, ovviamente toghe. Che si tratti di verità o veleni spetterà alla procura accertarlo. A Perugia Amara – difeso dall’avvocato Savino Mondello – è già sentito due volte: una il 4 febbraio, come emerge dal verbale omissato depositato dalla procura nell’altra indagine scandalo sulle toghe, quella contro Luca Palamara.

Nei prossimi giorni il pool di magistrati che sta seguendo ’Ungheria’ potrebbe risentire Amara e il collega, Giuseppe Calafiore. Non si sa invece se i magistrati umbri abbiano acquisito o meno l’elenco – di 40 o 74 nomi – di cui ha parlato Amara. Sarebbe nella disponibilità di almeno tre persone, tra cui un giudice.

Lo ’spettro’ di indagini che attraversano le logge ripiomba quindi in una terra, da sempre nota per l’altissima densità massonica fin da tempi dei nomi-scandalo di ’Propaganda 2’ sequestrati a Licio Gelli (con personaggi di primo piano della magistratura locale) per poi finire coinvolta nella maxi-inchiesta dell’allora procuratore Agostino Cordova della procura di Palmi tra fine anni ’80 e inizio degli anni ’90. L’indagine fu poi trasferita a Roma (e non portò ad alcuna condanna), mentre a Perugia, nell’ufficio dell’allora pm Fausto Cardella, arrivò la tranche che riguardava Augusto De Megni, Maestro Venerabile e uomo potentissimo. L’accusa era usura e portò a due condanne e alla ’caduta’ del ’Maestro’. All’epoca, i carabinieri sequestrarono l’archivio segreto.

Non fu certo l’ultima volta.

Dieci anni dopo un altro magistrato, Giuliano Mignini, nell’ambito delle indagini sulla morte di Francesco Narducci acquisì gli elenchi delle Logge. Fu un massone in sonno (Ferdinando Benedetti) a raccontare che la massoneria si ’interessò’ al caso del medico morto in circostanze misteriose per nascondere la verità, mentre l’allora Maestro venerabile Mario Bellucci, a capo della Loggia di cui facevano parte padre e suocero del medico, smentì in aula ("in Loggia non fu mai affrontato l’argomento della morte di Francesco Narducci, anche perché la Massoneria non si occupa, per regolamento, di vicende personali").

Nel 2002 ancora un blitz che finisce in polemica: il pm Sergio Sottani che indaga sulla coppia del crack (Gabriela Ottaviani e Vinicio Donti, quest’ultimo massone) sequestra le liste ma il caso finisce davanti al Riesame per l’opposizione della stessa Massoneria. E infine un’indagine che, da sola, evoca quel mondo misterioso, indagato e demonizzato: ’Piramide’. I carabinieri del Nas bussano alla porta dell’allora Gran Maestro del Goi, nonchè dirigente del Servizio di accreditamente della Regione, Antonio Perelli. Riecco le liste dei ’fratelli’, o ’brother’ come li chiamava nelle intercettazioni.

In quelle carte, a rileggerle oggi qualche traccia di contatti ai più alti livelli di una massoneria, ora tirata in ballo da Amara, già c’erano. E c’erano pure le pressioni. Come il 29 aprile 2015 nella telefonata di Perelli ad un Venerabile. "Se il professore conosce a Roma il comandante dei Nas". Il feedback è quasi immediato: "C’ho parlato eh... però ha voluto sapere i tempi etc... per vuole l’appuntamento".