Giovanni Allevi: "La mia Estasi tra le note"

Il pianista compositore racconta il concerto che terrà venerdì al Lyrick di Assisi. I legami con l’Umbria, dal Conservatorio a San Francesco

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di Sofia Coletti

Questa volta si confronta con l’estasi. E la trasforma in musica, inseguendo il suo talento fuori dagli schemi, la sua sensibilità estrosa e appassionata. Giovanni Allevi (nelle foto) è il grande protagonista del nuovo appuntamento della stagione “Tourné“ organizzata da Aucma (l‘Associazione umbra della canzone e musica d’autore) e Mea Concerti. Questo venerdì 13 maggio, alle 21, il celebre pianista e compositore sarà così in concerto in piano solo al Teatro Lyrick nell’ambito del tour europeo dedicato al suo nuovo progetto discografico “Estasi“. (Prevendite dei biglietti sui circuiti TicketItalia e Boxol).

Allevi, è in tour con il suo pianoforte. Cosa bisogna aspettarsi dal concerto al Lyrick?

"Spero di regalare al pubblico un’esperienza liberatoria, un percorso interiore che attraversa le nostre inquietudini ed incertezze, fino ad esplodere nell’estasi".

Come ha selezionato i brani da proporre in scaletta?

"Inizierò suonando alcuni brani già entrati nell’immaginario collettivo. Poi sarà la volta del salto spaventoso e sublime delle composizioni di “Estasi“, che eseguirò quasi integralmente"

Al centro del suo nuovo progetto c’è l’estasi? Ma cose si raggiunge e si esprime in musica?

"Ex stasis, dal greco significa uscire fuori, dilagare in una dimensione più ampia, metafisica. La musica riesce a toccare l’estasi perché rompe le catene in cui spesso la nostra anima viene a trovarsi, condizionata dalle pressioni subdole della società conformista. Dobbiamo tornare a respirare, riscoprire la scintilla divina in fondo al nostro cuore".

C’è anche una riflessione sul destino della Terra, attraverso le note di “Our Future”. Quanto è importante per lei difendere oggi l’ambiente?

"Questo brano ha avuto l’onore di essere presentato in prima assoluta alla Cop26 di Glasgow, la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Il mondo degli adulti saccheggia la natura e trascina i popoli nella distruzione. Solo le nuove generazioni hanno compreso l’immenso valore della natura e della pace".

E’ un momento molto difficile tra covid e guerra. La musica può essere un antidoto?

"La Russia si sente stretta da una morsa militare ed ha paura di perdere potere. Non si rende conto di aver già conquistato il mondo con la stupenda musica di Tchaikowskij, Rachmaninov, Prokofiev, con l’arte sublime di Nureyev. Far ricorso ad una logica bellica è un modo vecchio di pensare. La Cultura e la bellezza sono molto più potenti"

Nell’estate del 2020 uno dei suoi primi concerti della ripartenza si tenne a Orvieto, sul sagrato del Duomo, con Pino Strabioli. Le emozioni di quel momento?

"Quella notte Orvieto mi ha regalato una gioia immensa: la certezza che il Covid non avrebbe interrotto l’amore folle tra me e il pubblico"

Si è diplomato al Conservatorio “Morlacchi“ di Perugia. Cosa ricorda e qual è oggi il suo legame con la città?

"Arrivai a Perugia il giorno prima, e non avendo un pianoforte, ripassai il concerto del Diploma suonandolo su un tavolo, tutta la notte, in un piccolo albergo. Sono ricordi indelebili"

E più in generale quali sono i suoi rapporti con l’Umbria? Quali concerti proposti nella regione tiene più cuore?

"In realtà porto nel cuore il discorso che feci sul Sagrato della Basilica di Assisi, in cui condividevo col pubblico un’intuizione geniale di San Francesco. Egli riteneva che, quando si coltiva un orto, dobbiamo lasciare una parte incolta, per far crescere spontaneamente i fratelli fiori. Questo concetto è rivoluzionario, soprattutto oggi in cui abbiamo l’ossessione di controllare tutto".