Fuga dai banchi: "La scuola non è amica"

Questionario del Lions Deruta sulla dispersione. Per molti studenti è una questione di benessere. Gli esperti: "Ascoltiamoli di più"

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"Abbandono scolastico: un fenomeno che riguarda anche l’ Umbria. Ma la fuga dai banchi nella nostra regione è comunque sotto la media nazionale. Rimane però ancora da monitorare la situazione prodotta dalla pandemia". Considerazioni dell’ex dirigente dell’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria Sabrina Boarelli, intervenuta al convegno del Lions e Leo club di Deruta, insieme all’assessore Edi Cicchi.

Il tema dell’incontro era appunto quello della dispersione, ma non intensa come sconfitta, piuttosto come sfida educativa. Con l’occasione, il club ha presentato i risultati di un’indagine condotta tra gli studenti di alcuni istituti superiori della provincia di Perugia. "Il questionario somministrato ai ragazzi – spiega la presidente Tiziana Modestini - è stato restituito in forma anonima e si è notato che c’è stato un impegno serio da parte loro. Le domande aperte hanno restituito un messaggio importante, cioè che il primo bisogno è quello di essere ascoltati ed accolti, perché per qualcuno “la scuola ti può distruggere, non sempre c’è un clima di amicizia, di comunità e di fiducia“. Per i più l’esperienza scolastica è positiva, pur se da migliorare negli aspetti formativi e nel collegamento con il mondo del lavoro. Servono spazi e tempi dedicati agli studenti". Oltre ai dati, il lavoro fatto dai Lions ha riguardato l’ analisi della dispersione come mancanza di benessere a scuola, di ambiente poco inclusivo e spesso carente di affettività.

"Dispersione scolastica e povertà educativa – osservano Stefania Palomba e Loretta Rapporti (esperte di pedagogia e di inclusione) sono due termini che viaggiano insieme e trovano terreno fertile in tutti quei contesti dove mancano alleanze educative significative tra scuola, famiglia, associazioni ed enti del territorio. I bisogni educativi si configurano sempre più come multidimensionali (culturali, relazionali, emotivi, cognitivi, identitari, economici). Solo attraverso un sistema coordinato di interventi che coinvolgano l’intera comunità educante, volti ad accrescere qualità, innovazione, accessibilità e competenza, saremo in grado di dare risposte significative a bisogni comuni e specifici. Ci sentiamo oggi di dare un taglio positivo alla lettura del questionario compilato dai ragazzi perché in fondo la pandemia qualcosa ci ha insegnato: ci ha fatto riscoprire il piacere della vicinanza, della presenza, dello stare insieme e soprattutto ci ha fatto capire l’importanza di creare quell’alleanza educativa, di quella responsabilità che ognuno di noi ha nel crescere, supportare e stimolare le nuove generazioni".

Silvia Angelici