Fa causa alle Poste e la vince. Ora riavrà i suoi novantamila euro

Allo sportello le dicevano che i ‘buoni’ erano stati già pagati

Pellegrini e Serafini hanno assistito la donna

Pellegrini e Serafini hanno assistito la donna

Città di Castello, 25 agosto 2018 - Voleva riscuotere i suoi 90 mila euro investiti in buoni postali 30 anni fa, ma secondo le Poste questa cifra era stata già pagata (sebbene nessuna ricevuta ne attestava la liquidazione). Il 23 agosto la vicenda -che si trascina da anni e che vede una tifernate aver intentato una causa alle Poste- è finita col giudice del tribunale di Perugia Teresa Giardino che ha accolto le richieste condannando Poste Italiane alla liquidazione integrale dei Buoni Fruttiferi Postali, oltre agli interessi legali. «La decisione accoglie le ragioni della donna e sancisce che il titolare cointestatario dei buoni fruttiferi con clausola ‘Pari Facoltà di Rimborso’ come era la nostra assistita, ha pieno diritto all’incasso delle somme portate dal titolo con la semplice presentazione a vista del Buono nella filiale dell’Istituto senza per questo potersi sentire opporre alcuna ragione o motivo di contestazione alla sua liquidazione»: a raccontare questo caso sono gli avvocati Dario Pellegrini e Andrea Serafini che hanno seguito la donna per conto dell’associazione consumatori Adic, cui si era rivolta la correntista per avere giustizia e, soprattutto, i suoi soldi indietro.

E la sentenza arrivata in questi giorni rischia di fare scuola. La disputa con le Poste non riguarda solo lei infatti, ma centinaia e centinaia di risparmiatori di buoni fruttiferi in tutta Italia (delle serie M, N, O e P) emessi fra il 1974 e il 1986: quelli che, a detta di molti, sono i titoli di risparmio più remunerativi mai venduti da un ente pubblico e che fruttarono tassi ottimi e imprevedibili. Nel caso specifico della risparmiatrice tifernate «la donna era cointestataria di due Buoni Fruttiferi Postali serie O emessi il 28 marzo 1983 con scadenza a 30 anni. Alla data della scadenza, quindi ben 4 anni fa, la signora si è recata allo sportello di Poste per l’incasso, ma nella filiale si è sentita rispondere che i due buoni erano stati già pagati addirittura prima del 2000. A chi?».

Esasperata la donna invia un ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario Collegio di Roma «che ha integralmente accolto le richieste», ma nulla. Le Poste non ne vogliono sapere di liquidare i buoni e i legali decidono di andare al tribunale civile che, infine, accoglie le richieste e da ragione alla donna.