Morto in carcere, è mistero. La Marini: «Pestato o non soccorso?»

Terni, la procura dispone autopsia e perquisizione della cella

Catiuscia Marini

Catiuscia Marini

Terni, 17 settembre 2018 - Si tinge  di «giallo» la morte del 38enne moldavo che venerdì mattina era stato trovato senza vita sul letto, nella sua cella del carcere Vocabolo Sabbione, dove stava scontando una pena per furto che sarebbe terminata nel 2019. Oggi , 17 settembre,viene eseguita l’autopsia, disposta dalla Procura proprio per fare chiarezza sulle cause della morte, attribuite inizialmente ad un malore sfociato nell’infarto. Ad alimentare i sospetti, però, ci sono le dichiarazioni di un amico del detenuto al Giornale.it che, facendosi portavoce della famiglia, sostiene che il corpo sarebbe stato trovato pieno di lividi e con abbondante fuoriuscita di sangue dal naso e dalle orecchie.

Uno scenario, anche questo ancora tutto da confermare, in evidente contrasto con il presunto malore e che lascia spazio ad ipotesi decisamente diverse. La cella del 38enne è stata perquisita dagli agenti della polizia penitenziaria, a caccia di eventuali sostanze che potrebbero aver provocato il malore. Il moldavo avrebbe fatto uso costante di medicinali, sia ansiolitici che di tipo gastrico, ed eventuali assunzioni di altre sostanze, anche stupefacenti, potrebbero aver provocato il mix letale. Nei giorni scorsi nella sua Sezione si è consumata anche una rissa tra detenuti ma sembra che il moldavo non vi abbia preso parte. Restano le dichiarazioni dell’amico, rispetto alle quali l’autopsia dovrebbe già essere in grado di fornire le necessarie risposte. La procura ha ovviamente aperto un’indagine sul caso. A chiedere immediata chiarezza è anche la presidente della Regione, Catiuscia Marini: «È stato pestato? Da chi? Oppure non ha ricevuto cure sanitarie? Chiederò al Garante dei detenuti di approfondire e riferire anche alla Regione, intanto la Asl sta approfondendo la parte di sua competenza».

«Mai dimenticare gli ultimissimi – afferma ancora la presidente Marini – anche se oggi in Italia questo non va di moda». Per Donato Capece, segretario del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) «la  situazione nelle carceri resta allarmante: altro che emergenza superata. Dal punto di vista sanitario è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore – conclude Capece – è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti; vuol dire che due detenuti su tre sono malati».

Ste.Cin.