"Covid e caro-energia, le aziende sono in crisi"

Nicola Angelini, presidente Confimi Industria Umbria: ’Settore manifatturiero alle prese con sempre maggiori difficoltà organizzative’

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Problemi organizzativi legati alla pandemia, ma anche i rincari energetici: un momento davvero complesso per le piccole e medie industrie umbre del manifatturiero.

"Le nostre aziende - spiega Nicola Angelini, presidente Confimi Industria Umbria - hanno sempre più difficoltà organizzative, sia in ambito produttivo (reperimento o mancanza di materie prime e semilavorati) sia per il commerciale. Problemi che si vanno a sommare all’ondata Omicron".

Presidente, la pandemia che ripercussioni ha avuto sull’attività imprenditoriale?

"La diffusione dei contagi sta condizionando direttamente o indirettamente la presenza e l’operatività degli operai, dei dipendenti e dei collaboratori nei luoghi di lavoro. In questo contesto è difficile quindi mantenere fede alla programmazione delle consegne e di conseguenza agli impegni presi con i committenti. Uno scenario che si può tradurre per le imprese anche in una maggiore difficoltà finanziaria, in quanto si potrebbero allungare i tempi di produzione, fatturazione, incasso rispetto ai tempi di acquisto. Intanto però le aziende continuano a sostenere i costi fissi"

E adesso ci si è messa anche la stangata dell’energia...

"L’aumento indiscriminato dei costi dell’energia sta impattando gravemente sulle produzioni e sull’ operatività delle imprese, costringendo alcune di esse a chiudere i battenti in quanto non sono in grado di sostenere economicamente gli aumenti. Intanto si crea una spirale perversa: l’impennata dei costi va ad incidere sul prezzo finale di vendita dei prodotti e dei servizi, diminuisce il potere di acquisto da parte del cliente finale, andando nell’ immediato a comprimere la domanda con pesanti conseguenze sulle produzioni stesse. Come uscire da questo imbuto? Con la transizione ecologica".

Ma l’Umbria deve fare i conti anche con il passaggio generazionale: vi risulta?

"C’è uno studio dei dati anagrafici dei vertici d’impresa di un ampio campione d’aziende: la tendenza manifesta anche nella nostra regione è quella di rimanere alla guida delle imprese anche oltre l’età pensionabile e un certo immobilismo in termini di ricambio. L’età media è passata da 53 anni nel 2007 a 60 anni nel 2018. Circa il 30% dei capi in carica nel 2018 aveva più di 65 anni e poco meno del 15% tra i 61 e i 65 anni".

Che rischi corre un’impresa senza alternanza?

"Tra i primi c’è la discontinuità che può influire negativamente sulle performance dell’azienda e decretarne talvolta addirittura il fallimento, provocando la perdita di posti di lavoro e la dispersione del patrimonio di conoscenze, di capacità manuali, di tradizioni, di legami con il territorio. La ricchezza dell’impresa, infatti, non consiste solo nei beni posseduti e nei redditi prodotti, ma anche nel sistema di valori, nel capitale umano e nel capitale intellettuale. Se gestito con consapevolezza e lungimiranza il momento successorio può rappresentare invece un’importante opportunità per rilanciare i valori dell’azienda in un’ottica più moderna e innovativa"

Silvia Angelici