Corvi, marito scarcerato: la Procura non ci sta

Presentato il ricorso in Cassazione. Liguori: "Non tratto il nulla indiziario.Togliere la libertà personale non è per me atto di poco conto"

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di Stefano Cinaglia

Nuovo round giudiziario nel caso Barbara Corvi, la mamma 35enne di Montecampano di Amelia svanita nel nulla 12 anni fa. Il procuratore Alberto Liguori ha depositato il ricorso in Cassazione contro la scarcerazione di Roberto Lo Giudice, indagato con l’accusa di omicidio nella scomparsa della moglie. L’ex marito era stato arrestato proprio su richiesta della Procura di Terni e scarcerato 23 giorni dopo, il 22 aprile scorso, dal Tribunale del Riesame di Perugia con un’ordinanza molto critica verso l’impianto accusatorio. E annunciando il ricorso il procuratore si toglie qualche ‘sassolino’. "Io non tratto il nulla indiziario – afferma il magistrato titolare dell’inchiesta, da lui stesso riaperta dopo l’archiviazione del 2015 –. Mi sono chiuso in casa tre giorni e ho presentato ricorso in Cassazione, a cui ora mi affido. Togliere la libertà personale non è per me atto di poco conto. Menomale che c’è il Tribunale della libertà, lo dico a tutela di tutti, che annulla un’ordinanza. Ora la Cassazione ci dirà se c’è gravità indiziaria. Il lavoro altrui non è fatto di ‘lezioni’".

"I provvedimenti, anche quando negativi, vanno rispettati ma anche impugnati – continua Liguori –.Il percorso indiziario a noi sembrava coerente e chiaro nella sua progressione logica, ma così non è stato per il Riesame di Perugia. È fisiologico che questo accada". Liguori sottolinea quindi che la Procura attende con "assoluta serenità" che la Cassazione "dia una road map per capire se continuare a lavorare su questa inchiesta, anche a favore degli indagati, oppure se prendere atto che il lavoro fatto deve essere azzerato e dunque ripartire daccapo".

Le motivazioni dell’annullamento dell’ordinanza di arresto, depositate ad inizio giugno, stravolgono l’impianto accusatorio. Per i giudici del Riesame "non è possibile neppure affermare in termini di certezza che sia avvenuto un delitto" e che Barbara Corvi "sia effettivamente deceduta", parlando invece di "elementi che consentono di ritenere ancora aperta la possibilità che si sia allontanata volontariamente". Lo Giudice si è sempre dichiarato estraneo alle accuse (coindagato è il fratello). Secondo la Procura di Terni invece Barbara venne assassinata per gelosia e soldi, in un "delitto non di matrice mafiosa ma di mentalità mafiosa" lo definì il procuratore Liguori. Barbara aveva una relazione extraconiugale, così come Roberto sostengono gli inquirenti, che quel pomeriggio del 27 ottobre 2009, giorno della scomparsa, fu l’ultimo a vederla.

L’inchiesta si avvale delle dichiarazioni di tre pentiti di ‘Ndrangheta non ritenuti attendibili dal Riesame. E in una intercettazione agli atti del fascicolo si ipotizza che la donna sia stata sciolta nell’acido. Le accuse per Roberto Lo Giudice e il fratello sono omicidio volontario e occultamento o soppressione di cadavere, ma per il Riesame la stessa commissione del delitto è incerta. Parola finale, almeno sulla tenuta dell’indagine, alla Cassazione.