Contagi, il mese peggiore dopo il lockdown

Negli ultimi 30 giorni siamo tra le quattro regioni con i numeri più preoccupanti. Il tasso di positività ha superato il quattro per cento

di Michele Nucci

Gli ultimi trenta giorni certificano – purtroppo – che l’Umbria in questo momento è una delle regioni più esposta al Covid-19. Lo dicono con chiarezza i dati del Ministero della Salute che rielaborati dagli esperti della pagina facebook ‘Pillole di ottimismo’, mostrano in un ‘timeline’ la progressiva crescita dei positivi nella nostra regione.

I numeri raccontano infatti che sono ben 34,2 ongi centomila abitanti, le persone il virus nell’ultimo mese. E siamo la quarta regione messa peggio: sopra di noi (come mostra la tabella qui a fianco) ci sono la Campania, poi la provincia di Trento e la Liguria che conduce questa non invidiabile classifica. Ci sono invece territori regionali che a marzo-aprile erano messi molto peggio di noi e che invece riescono tutto sommato a contenere la diffusione del Sars-Cov 2.

Ma è importante anche sapere che la nostra regione è anche una di quelle dove sono stati effettuati più tamponi, e come si sa più si cerca e più il virus si trova. Siamo sesti in Italia con 810 test ogni centomila persone negli ultimi 30 giorni e qui siamo invece preceduti da Bolzano (840), Toscana (89,04), Molise (973), Lazio (1002) e Basilicata (1014).

Anche il tasso di positività in percentuale negli ultimi trenta giorni mostra l’Umbria in forte peggioramento: siamo al 4,2 per cento preceduti da Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Piemontwe, Trento, Campania e Liguria, dove i positivi sono pari al 7,09% dei testati. E se però si va a guardare il tasso di positività complessivo dall’inizio della pandemia (tamponi positivi sul numero complessivo dei test effettuati) si scopre che in effetti il Cuore Verde è ancora messo molto meglio rispetto ad altre regioni: siamo infatti all’1,2 per cento, in linea con la ricerca effettuata dall’Istat sui tamponi sierologici, che spiegava come la nostra regione avessero contratto il virus circa l’uno per cento degli abitanti, poco più di ottomila persone fino a quel punto (era luglio).

E meglio di noi, sempre nel range dei sette mesi, è riuscito a fare solo la Calabria con lo 0,9%, mentre anche la Basilicata è all’1,2 e il Molise all’1,5 per cento. Restando ai "piccoli" c’è invece la Valle d’Aosta che è al 4,4%, mentre guidano la Lombardi e il Piemonte con il 4,8 e il 4,9 per cento di positivi. L’altra regione sopra ai quattro punti è la Liguria. La sensazione è che tutto quel vantaggio accumulato nei mesi passati lo stiamo disperdendo. Tutto ciò almeno per quello che concerne i soggetti positivi, che comprendono gli asintomatici, quelli con sintomi lievi e quelli invece con patologie gravi che spesso vengono portati in ospedale.

E infatti poi ci sono i dati dei ricoveri e delle terapie intensive da prendere in considerazione. Il picco venne toccato lo scorso 3 aprile, con ben 48 persone in Rianimazione; oggi per fortuna sono soltanto 5.

I ricoveri in ospedale sono invece ancora poco meno di un quarto (50) del massimo raggiunto il 31 marzo quando erano ben 176. Insomma la crescita c’è in questio momento, non è esponenziale e questo consente naturalmente una migliore organizzazione e evita di mandare sotto stress il comparto sanitario, tant’è che in Umbria ci sono quasi 5 persone ricoverate ogni centomila abitanti, tra i numeri migliori in tutto il Paese. Di certo nell’ultima settimana la provincia di Perugia è una di quelle col bollino rosso, dove gli incrementi dei positivi sono sopra la media e l’età di coloro che vengono contagiati ha ormai superato i 40 anni.