Cna: "Oltre cento imprese rischiano il fallimento"

Superbonus, nuovo allarme per le aziende di costruzione dopo il blocco della cessione del credito. Dimiziani: "In bilico settecento posti di lavoro"

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Il blocco della cessione del credito e di conseguenza lo stop al Superbonus sta facendo sentire i propri effetti anche nella provincia di Terni. In base all’indagine condotta dalla Cna nazionale delle oltre 33.000 imprese italiane a rischio fallimento almeno 125 sono ternane. "Nel nostro territorio – afferma Laura Dimiziani, responsabile Cna di Terni – sarebbero devastanti gli effetti sul sistema delle imprese e sul fronte occupazionale con oltre 700 posti di lavoro a rischio. In questo momento le imprese più in difficoltà – continua – sono quelle che hanno rilasciato ai propri clienti e committenti lo sconto in fattura per tutti i lavori eseguiti in riferimento al superbonus e a tutti gli altri bonus edilizi". "Le imprese hanno i cassetti fiscali pieni di crediti maturati – spiega ancora Dimiziani – ma le tasche vuote per l’impossibilità, sopraggiunta improvvisamente, di cedere il credito alle banche e a Poste Italiane che fino a pochi giorni fa sono stati i principali interlocutori. Ora le banche hanno comunicato ufficialmente la loro indisponibilità ad acquisire nuovi crediti e stanno rallentando le acquisizioni dei crediti già concordati. L’Enea annuncia che sono terminate le risorse disponibili per il 2022 e le imprese rischiano di fallire perché hanno creduto e scommesso su un’opportunità prevista dalle norme statali. Come Cna stiamo chiedendo un intervento urgente del Governo che riattivi la cessione del credito almeno per tutti i lavori già avviati e per quelli per i quali sono stati già rilasciati i permessi. Poi dovranno essere affrontate le situazioni per le quali sono già stati stipulati contratti d’appalto o realizzati progetti di fattibilità.

Nell’immediato per la nostra associazione le migliori soluzioni potrebbero essere rappresentate dalla possibilità di trasformare i crediti d’imposta in BTP direttamente acquisibili anche dalle imprese, oppure di allungare le tempistiche entro le quali gli intermediari finanziari possono usufruire delle detrazioni portandoli da cinque a dieci anni ampliando così i loro plafond disponibili permettendo di fatto il riavvio della cessione del credito".

"Quello che è certo – prosegue – è che la cessione del credito nei prossimi mesi costerà molto di più sia ai committenti privati che alle imprese. Ad oggi le nostre continue sollecitazioni a livello nazionale e regionale hanno indotto il Senato della Repubblica ad adottare un atto di indirizzo che impegna il Governo a trovare una soluzione accettabile per tutte le parti in causa a partire dalle imprese e dalle banche, ma il tempo non è una variabile indipendente per cui è necessario fare presto. E’ opportuno, poi – conclude Dimiziani –, un occhio di riguardo per i cittadini che, credendo nelle legge statali, si sono avventurati nella riqualificazione delle proprie abitazioni, senza avere le necessarie risorse finanziarie personali".