"Catalano agì per legittima difesa" La tesi dei legali in appello

"Gli atti nel fascicolo dimostrano che riteneva presenti tutti gli elementi". Sedici anni in primo grado

Antonino Catalano, condannato a sedici anni di reclusione per l’omicidio di Mirco Paggi, ha agito "per legittima difesa". È la tesi sostenuta dagli avvocati difensori Giuliano Bellucci e Chiara Brunori che hanno proposto appello contro la sentenza emessa dal gup del tribunale di Perugia lo scorso 4 giugno, all’esito del procedimento con rito abbreviato per omicidio volontario. Paggi, 43 anni, fu ucciso a Ponte D’Oddi ad aprile 2019 con due colpi esplosi da un fucile a canne mozze, illegalmente detenuto dall’imputato.

"Quanto emerge dagli atti contenuti nel fascicolo dimostra l’evidenza che Catalano riteneva presenti, nella fattispecie concreta, tutti gli elementi della legittima difesa, quantomeno putativa, ovvero che la reazione fosse costretta – scrivono i difensori nell’atto di appello – necessitata o proporzionata al ritenuto incombente pericolo".

Alla base dei dissidi fra i due uomini, ci sarebbero state richieste di denaro da parte della vittima per alcuni lavori di volantinaggio che aveva svolto. Dissapori sempre più forti tanto che, prima di prendere il fucile e sparare dal terrazzo della sua abitazione, Catalano telefonò alle forze dell’ordine dicendo di essere stato minacciato.

Per la difesa, ciò che innescò la volontà di sparare "per difendersi", furono le minacce di Paggi, oltre alla impossibilità fisica di difendersi da parte dell’imputato. I difensori chiedono ai giudici della Corte d’Assise d’appello (la data è stata fissata a febbraio) l’assoluzione dal reato contestato "per aver agito in stato di legittima difesa putativa". La famiglia della vittima è parte civile con gli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile.

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