Caso-Duchini, “guerra“ sulle intercettazioni

La difesa dell’ex procuratore aggiunto ha chiesto che non vengano ammesse. Il tribunale di Firenze si pronuncerà il 7 ottobre

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Non ammettere l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche, in particolare quelle disposte dalla Procura di Palermo, dichiarandone la nullità. E’ l’eccezione presentata ieri in aula, a Firenze, dall’avvocato Nicola Di Mario che difende l’ex procuratore aggiunto di Perugia, Antonella Duchini. La richiesta sarà integrata da alcune memorie che verranno presentate nei prossimi giorni. Il 7 ottobre il collegio (presidente Nicotra, con Belsito e Innocenti) si pronuncerà sulle intercettazioni delle quali, se saranno ammesse, partirà subito la trascrizione.

Intanto l’avvocato Luca Maori ha ottenuto che, se del caso, anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri risarcisca in solido, con l’ex aggiunto Duchini, i danni al luogotenente Vinicio Fasi che si è costituito parte civile nel processo. In un primo tempo l’Avvocatura dello Stato si era opposta alla citazione, ma poi il tribunale ha ritenuto che sia Palazzo Chigi l’istituzione “competente” a risarcire gli eventuali danni arrecati a Fasi che ha chiesto 200mila euro di risarcimento. Fu lui a indagare sull’imprenditore Valentino Rizzuto e poi - secondo l’accusa - a finire bersaglio di ritorsioni, finendo a sua volta sotto indagine. Fasi si è costituito parte civile nei confronti di Duchini, degli ex Ros Orazio Gisabella e Costanzo Leone e dell’avvocato Pietro Gigliotti, imputati insieme al carabiniere Fabio Sinato, al dottor Ignazio Pusateri e al re del cemento Carlo Colaiacovo nel ‘maxi’ processo davanti al tribunale fiorentino. Fasi era il finanziere che indagava su Rizzuto per truffa ma dopo l’archiviazione del caso, disposto dalla stessa Duchini, il luogotenente finì sotto inchiesta per abuso d’ufficio, calunnia e falso, anche sulla base di un esposto presentato da Rizzuto le cui accuse, sono state archiviate solo dopo tre anni.

Secondo l’accusa mossa proprio dalla procura di Perugia il sottoufficiale aveva continuato a indagare, sotto il profilo fiscale, sull’imprenditore, nonostante – questa la tesi all’epoca della Duchini – il pm non aveva concesso il nulla osta. Un diniego che fece naufragare – secondo la ricostruzione accusatoria della procura di Firenze che ha ereditato il caso da Palermo e Perugia – anche il procedimento avviato dalla magistratura contabile proprio per la mancata trasmissione della documentazione richiesta.