"Cardinale, ma sempre figlio di contadini" Bassetti compie 80 anni e prepara il ritiro

Vescovo 10 anni in città, poi a Perugia. L’incubo Covid ("Davanti a me sempre la Madonna del Conforto"), la Toscana, le sue diocesi

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di Patrizia Peppoloni

Il sorriso e la speranza, la forza gentile del bene, l’intelligenza della fede, che è un dono ma va amministrata, persino un guizzo di incoscienza se serve ad agire secondo coscienza. Parole chiave per tratteggiare il cardinale Gualtiero Bassetti, per dieci anni Vescovo di Arezzo e poi arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale italiana che oggi compie 80 anni e ha già annunciato il suo ritiro, essendo da 5 anni in proroga. Per lui, che lo scorso anno ha superato anche la difficile battaglia contro il Covid ("Ho sempre avuto di fronte l’immagine della Madonna del Conforto" racconta da allora), quella che si appresta a celebrare sarà l’ultima Settimana Santa da arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ma lo spirito è lo stesso di quando era un giovane parroco fiorentino.

Cardinale Bassetti, ottant’anni portati con grande energia...

"Si, diciamo che so che ho 80 anni perchè me lo ricordano gli altri, visto che è il mio compleanno...io sto vivendo questo momento con pace interiore, mi sento ancora figlio di quei contadini che vedevo intorno da bambino, loro arrivavano a fine giornata e al posto dell’ultimo cavolo da piantare lasciavano il cavicchio, un pezzo di legno, segnava il punto da dove il giorno dopo si poteva ricominciare a lavorare, ecco è un po’ così anche per me, che ho alle spalle 28 anni da vescovo e 57 da prete. Vado via sereno da Perugia, con grande nostalgia, anche se rimarrò nella diocesi, visto che vado ad abitare a Città della Pieve".

Violenze, pandemia, ora anche la guerra in Ucraina, che messaggio sente di dare nel buio di questi tempi?

"Come ha detto il Papa la guerra è un sacrilegio, profana l’uomo. Quando fra poco non dovrò più amministrare le Cei avrò più tempo e cercherò di stare ancora vicino alla gente, vorrei portare un messaggio di speranza. Penso comunque ad un futuro migliore per i giovani. La fede non si può imporre a chi non ce l’ha, la carità va coltivata, la speranza è apparentmente la virtù più semplice ma è importante perchè ti fa pregustare quello in cui credi e cerchi di vivere nonostante tutto: ’spes contra spem’’, sperare contro ogni speranza, come amava ricordare Giorgio La Pira. Bisogna vivere sempre con il sorriso e la speranza".

Lei è stato un grande formatore di giovani seminaristi, cosa ricorda di quel periodo?

"Nel 1968 fui mandato a riaprire, a rifondare il Seminario minore a Firenze. C’erano 17-18 ragazzi e pensai subito come farli anche relazionare all’esterno, li mandai a fare assistenza agli scout, formammo la ‘Squadriglia Aquile’. Fu una bella cosa: a volte nella vita più dell’intelligenza conta la fantasia. Poi alla fine degli anni Settanta mi fu affidato il Seminario maggiore di Firenze, dopo 11 anni di Minore, c’erano 15 giovani del ‘60, un paio sono anche diventati vescovi. Nel Seminario c’erano già delle figure educative strutturate e io chiesi al cardinale Benelli ‘’Ma cosa gli insegno io?’’e lui mi rispose ‘Nulla. A me basta che con il tuo sorriso tu gli mostri la gioia del tuo sacerdozio’. Quelli sono stati anni molto belli per me"

Poi è arrivata la crisi delle vocazioni...

"Sì, da anni ormai. Attualmente l’Umbria ha 12 seminaristi, 5 sono di Perugia. Devo dire che la grazia più bella che ho ricevuto in questa diocesi è stata l’ordinazione di 32 preti. Nel calo vocazionale influisce anche la riduzione delle nascite e il fatto che i giovani vedono il sacerdozio sotto l’aspetto del sacrificio più che del dono. Poi i ragazzi oggi hanno troppe cose da fare, sono stanchi e faticano a concentrarsi sulla gioia dell’essere".

Il suo cuore continuerà comunque a parlare umbro...

"Certo,come dicevo rimarrò in Umbria, a Città della Pieve ( dove anche il premier Draghi si ritira in cerca di pace ndr), un luogo che ha il sapore umbro ma anche un po’ toscano, quello delle mie Firenze ed Arezzo: si sente quasi l’odore del lago, è un bellissimo posto"