Capitali della cultura Non c’è traccia d’Umbria

Tra le 24 candidature nessuna città del ’cuore verde’. Perugia vinse con Siena, Cagliari, Lecce e Ravenna l’edizione 2015 della selezione

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Non c’è nessuna città umbra tra le manifestazioni d’interesse al Ministero della Cultura per partecipare al titolo di "Capitale italiana della cultura" anno 2024. Tra le 24 candidate distribuite tra Nord, Sud, Centro e Isole - Ala (Trento), Aliano (Matera), Ascoli Piceno, Asolo (Treviso), Burgio (Agrigento), Capistrano (Vibo Valentia), Chioggia, Cittadella (Padova), Conversano (Bari), Diamante (Cosenza), Gioia dei Marsi (L’Aquila), Grosseto, La Maddalena (Sassari), Mesagne (Brindisi), Pesaro (Pesaro e Urbino), Pordenone, Saluzzo (Cuneo), Sestri Levante (Genova), Siracusa, Unione Comuni Montani Amiata Grossetana (Grosseto), Unione Comuni Paestum-Alto Cilento, Viareggio, Vicenza, Vinci - non c’è ombra del “cuore verde“. Se non Perugia, che con Cagliari, Siena, Lecce e Ravenna, vinse l’edizione 2015, ci si aspettava almeno la candidatura di altri centri dell’Umbria come Spoleto, Assisi, Todi o Gubbio tanto per citarne alcuni. Detto questo tutte le città partecipanti dovranno presentare il proprio progetto che sarà sottoposto alla valutazione di una commissione di esperti nella gestione dei beni culturali. La città vincitrice, grazie anche al contributo statale di un milione di euro, potrà mettere in mostra, per un anno, i propri caratteri originali e i fattori che ne determinano lo sviluppo culturale. Il titolo di Capitale Italiana della Cultura nasce dalla vivace e partecipata competizione che culminò il 17 ottobre 2014 nella designazione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. L’impegno, la creatività e la passione che avevano portato le sei finaliste a costruire dei dossier di candidatura di elevata qualità convinsero il Governo a proclamare le altre cinque concorrenti, Capitali Italiane della Cultura 2015 e a indire contestualmente una selezione per individuare, a partire dal 2016, la città meritevole di questo titolo.