La chiamano “razionalizzazione della rete scolastica”, si tratta di risparmi sul personale scolastico sanciti nell’ultima Legge di Bilancio, e all’atto pratico significa accorpamenti di scuole. Una mannaia che si potrebbe ripercuotere pesantemente anche sugli istituti Umbri. "Accorpare gli istituti e tagliare sugli organici – hanno più volte ribadito i sindacati - significa che alcune scuole rischiano di chiudere, lasciando sguarnite soprattutto aree interne che già soffrono di scarsi servizi". Quale lo scenario che potrebbe prospettarsi per la nostra regione? "Nei giorni scorsi - spiega Erica Cassetta, segretaria generale della Cisl Scuola - si è riunito l’Osservatorio Regionale per l’Istruzione al quale per la prima volta hanno partecipato i sindacati di comparto, dando così seguito ad un impegno assunto dall’assessore all’istruzione Paola Agabiti. Nell’esprimere apprezzamento per una promessa mantenuta, permangono serie preoccupazioni per la scuola della nostra regione, stretta nella morsa tra un drammatico calo demografico che va ad incidere sulle iscrizioni alle prime classi e la fuga dei nostri giovani verso altre regioni italiane o estere, dopo il conseguimento del diploma conclusivo della scuola secondaria di secondo grado. Mancano ad oggi i dati definitivi delle iscrizioni, ma da notizie ufficiose risulta continuare il calo dei Professionali, passati da circa il 12 % al 10% , la corsa verso Licei, mentre sembrano reggere gli Istituti Tecnici. Quanto alla minaccia degli accorpamenti, la Legge di bilancio ha dettato le norme generali sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche autonome. Le nostre sono 139 ma a partire dal 2024-25 potrebbero ridursi di 7 - 11 unità, con ricadute non soltanto sugli organici dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, ma sulla rimodulazione di tutte le scuole interessate". A chi spetterà decidere sugli accorpamenti? "L’istituzione regionale svolgerà un ruolo che potrebbe essere determinante, e sicuramente dovrà tenere conto delle situazioni di criticità dei nostri territori, a partire dalle aree interne e da quelle de-industrializzate. Sono proprio i due fattori del calo demografico e del dimensionamento delle scuole, che spingono a prestare maggiore attenzione all’offerta formativa regionale". Silvia Angelici