Ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari, ricostruendo gli episodi finiti sotto inchiesta e in particolare uno di quelli che la Procura contesta ai tre minorenni, ora affidati a una comunità dopo il provvedimento emesso dal giudice in seguito alle accuse, a vario titolo, dei reati di estorsione, rapina aggravata e ricettazione. I tre sono ritenuti coinvolti in nove episodi, consumati tra il 30 giugno e il 18 luglio tra il centro storico e alcuni centri commerciali della prima periferia. Rapine, secondo quanto ricostruito, eseguite con le stesse modalità. Una volta individuata la vittima, i tre la fermavano con una scusa per poi passare rapidamente alle minacce: o consegnavano il cellulare oppure rischiavano grosso, anche coltellate. Perché, emerge dalle indagini, in comunità c’erano già stati e, avrebbero così intimidito le vittime, non c’era da scherzare con loro. In alcune circostanze, secondo la ricostruzione degli investigatori, i presunti componenti della baby gang avrebbero anche estorto soldi alle vittime per riscattare il cellulare di cui si erano appena impossessati. Uno dei tre minorenni raggiunto dalla misura cautelare ieri ha risposto alle domande del giudice, evidenziando un atteggiamento decisamente collaborativo che rispecchia anche il suo comportamento nella comunità dove si trova da alcuni giorni. "È l’auspicio che questo segni l’inizio di un cammino virtuoso e che questa vicenda si trasformi in un’opportunità di crescita per lui" ha commentato l’avvocato Sara Pievaioli che lo assiste. Il difensore ha chiesto che la misura cautelare del collocamento in comunità venga modificato, con la possibilità per il ragazzo di tornare a casa e continuare a frequentare la scuola.