Assistente capo picchiato in carcere: due condanne

Dieci mesi per padre e figlio per l’aggressione al poliziotto. Tutto successe al termine. di un colloquio a Capanne

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Dieci mesi di reclusione e il pagmento di una provvisionale di 10mila euro in favore della parte civile. E’ la condanna inflitta dal giudice a padre e figlio, 49 e 21 anni, accusati di aver picchiato un assistente capo della Polizia penitenziaria in servizio al carcere di Capanne. I due sono stati condannati per lesioni personali (sospensione condizionale della pena per il figlio) e sono stati assolti per le accuse di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Il fatto era accaduto alla fine di febbraio 2020, nel carcere di Capanne. L’assistente capo aveva invitato il padre, detenuto, a chiudere il colloquio, perché era terminato il tempo. Il 49enne aveva prima dato in escandescenze, urlando insulti e minacce, poi aveva iniziato a sferrare colpi contro l’agente della penitenziaria. Ad “aiutare” il padre nel pestaggio era arrivato il figlio: "Entrambi gli imputati – scriveva l’avvocato Michele Maria Gambini (nella foto), che assiste l’agente di polizia penitenziaria, nell’atto di costituzione di parte civile – hanno colpito numerose volte e con grande violenza l’assistente capo, incosciente al suolo (per un pugno alla tempia ricevuto subito prima, ndr), con calci e pugni al capo e al ventre".

L’agente era stato trasportato d’urgenza al Pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia, dove era stato giudicato guaribile in venti giorni. "La Commissione Medica di Verifica – spiega l’avvocato Gambini – con verbale ufficiale già depositato al Giudice, ha riconosciuto all’agente, a seguito delle percosse ricevute, una invalidità permanente del 30%". Il pubblico ministero aveva chiesto un anno e sei mesi di condanna per il padre e un anno per il figlio. Il legale di parte civile aveva chiesto un risarcimento di 97mila euro, con 30mila euro di provvisionale immediata.