Accidentali le cause del rogo alla ‘Biondi’

La causa sarebbe da far risalire alla presenza di solventi tra i rifiuti ancora da trattare. In fumo circa 70 tonnellate di materiali

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Il rogo alla Biondi recuperi di Ponte San Giovanni sarebbe di origine accidentale, probabilmente causato da autocombustione per olii, vernici o solventi all’interno dei rifiuti ancora da trattare che erano entrati nell’impianto appena due giorni fa. In tutto hanno bruciato circa 60-70 tonnellate di materiali tra cui carta, legno e plastiche: il corrispettivo di circa due camion. Il gesto volontario sembra – almeno al momento – escluso, anche per l’illogicità della zona e dei materiali andati a fuoco: distante rispetto all’ingresso (anche a voler pensare a una vendetta) e nell’area in cui ha creato meno danni all’Azienda, rispetto alle balle di plastica già selezionate che si trovano in una posizione avanzata. Bruciare quelle avrebbe comportato una situazione ben peggiore. Le telecamere della zona, analizzate subito dagli investigatori non avrebbero rivelato presenze sospette nell’ora dello scoppio, intorno alle 18.10 di domenica.

E’ questo il primo responso del sopralluogo compiuto dai carabinieri del Noe – agli ordini del tenente colonnello Motta – , dai funzionari dei vigili del fuoco, Asl e tecnici dell’Arpa nell’impianto di Ponte San Giovanni, insieme al rappresentante legale, Daniel Mazzotti. L’Ad della Biondi – difeso dagli avvocati Di Mario e Nannarone (l’azienda è assistita dall’avvocato Bromuri) è tuttora indagato per l’illecita gestione dei rifiuti, in relazione al rogo – di proporzione più ampie – scoppiato nel marzo scorso.

In quell’occasione scattò una doppia indagine: incendio doloso (contro ignoti) e gestione illecita dei rifiuti. Gli accertamenti del Noe e la consulenza di Luigi Boeri e Daniele Martelloni sono ormai conclusi e c’è attesa per le decisioni dei pm Giuseppe Petrazzini e Laura Reale. Gli accertamenti avrebbero escluso la causa dolosa (l’innesco sarebbe da ricondurre al cattivo funzionamento del trituratore, ndr), anche in quell’occasione mentre sarebbero emerse gravi criticità in merito alla gestione dell’impianto. Una situazione che però ad oggi sarebbe di fatto sanata. Intanto Arpa chiarisce che le due centraline Ponte San Giovanni e Torgiano - Brufa, non riscontrano anomalie dei valori di PM10, cosa accaduta invece nel 2019. L’Agenzia sta sviluppando un modello di simulazione della dispersione degli inquinanti che permetterà di individuare le aree dove avviare una campagna di campionamento delle matrici ambientali, tra cui quelle alimentari. Già domenica il sindaco ha emesso un’ordinanza che impone, per un raggio di 3 km dall’incendio, il divieto di consumo di prodotti alimentari coltivati se non lavati, divieto di consumo per categorie a rischio, di raccolta e consumo di funghi epigei; di pascolo e razzolamento degli animali da cortile e di utilizzo dei foraggi e cereali.