Abusi sessuali sulla figlia, condannati i genitori

La vicenda raccapricciante tra Umbria, Toscana e Emilia. Nove anni al padre, sei alla madre della bambina

Un'aula di tribunale

Un'aula di tribunale

Grosseto, 26 giugno 2020 - Nove anni di reclusione per l’artigiano grossetano accusato di pedofilia, sei anni per la madre orvietana che avrebbe coinvolto la loro bambina nei rapporti sessuali con lui, e sei anni per la donna di Reggio Emilia accusata di aver inviato all’uomo foto pornografiche della figlia minorenne dietro pagmento.

Sono queste le condanne inflitte ieri dal giudice del tribunale di Firenze, Gianluca Mancuso, ai tre imputati finiti in manette a febbraio scorso, al termine di una inchiesta della Procura fiorentina su un gruppo di pedofili attivi in Italia e in sud America individuati tramite il dark web. Al centro di questa storia agghiacciante c’è un artigiano 41 enne, già coinvolto in altre due analoghe inchieste, e di cui non riveliamo il nome per tutelare i minori vittime di tanto orrore.

Nel telefono cellulare dell’uomo, la polizia postale aveva trovato oltre 1.500 immagini a carattere pedopornografico che venivano scambiate a ritmo forsennato con una chat di telegram denominata "Catedraticos".

Analizzando il telefono gli inquirenti era risaliti anche ai rapporti tra il grossetano e le due donne. In particolare, con la 37 enne residente nell’Orvietano da cui l’uomo aveva avuto una figlia di tre anni, era stato ricostruito un fitto scambio di messaggi e foto. L’accusa che aveva portato in carcere la donna umbra era basata sul fatto che la donna avrebbe consentito al suo ex di molestare sessualmente la bimba, in almeno due occasioni e di aver successivamente inviato all’artigiano foto equivoche della figlioletta.

Dopo la condanna, pronunciata ieri, l’avvocato Giancarlo Ascanio, difensore della donna, ritiene probabile il ricorso in appello. "La decisione mi ha colto di sopresa, tenuto soprattutto conto di quanto emerso durante l’udienza. Posso ipotizzare - in attesa delle motivazioni - che la mia assistita sia stata sostanzialmente condannata sulla base di un solo elemento istruttorio cioè le conversazioni di messaggistica reperite sul cellulare del coimputato, da cui manca la trascrizione dei messaggi vocali. Il coimputato ha ribadito la totale estraneità della mia cliente rispetto a due delle tre ipotesi contestate nel capo di imputazione, ed in presenza di un conclamato ed accertato stato di soggezione emotiva della stessa. E’ stata però definitivamente smentita l’orrenda ipotesi circolata nell’immediatezza dell’arresto,secondo la quale vi sarebbe stata una procreazione finalizzata alla perpetrazione di abusi e sono state escluse, grazie alla consulenza psicologica della professoressa Laura Volpini, la sussistenza di tendenze pedofile della mia assistita".

Cla.Lat.