Abusi al centro commerciale Direttore assolto in appello

La Corte di Perugia ha riformato parzialmente la sentenza: resta l’accusa di lesioni per avere strattonato la donna ma cade la violenza sessuale

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Non tentò di violentarla. E’ stato assolto in appello dall’accusa di tentata violenza sessuale il 51enne di Gualdo Tadino condannato ad 1 anno e 2 mesi con rito abbreviato dal Gup nel luglio 2019. Si tratta di una riforma parziale della sentenza che ha invece confermato la condanna per lesioni diminuendo la pena – sospesa - a 2 mesi e 20 giorni. Una vicenda che oggi viene completamente riscritta, e che affondava le radici nella denuncia sporta dalla dipendente nei confronti del direttore del centro commerciale in cui l’attività della donna ha sede.

Fu lei a raccontare di un episodio in cui l’uomo l’aveva strattonata e trascinata dentro i bagni pubblici di un centro commerciale dicendole "voglio vedere se sei attappata pure tu", frase che nel procedimento viene messa in relazione al fatto che il giorno prima la donna si era lamentata con il direttore del mega store per un lavandino che non funzionava. Il racconto della donna proseguiva con lei che inizia ad urlare quando l’uomo le stringe forte il braccio per imporle l’ingresso dentro il box del bagno. Ma lei si divincola e scappa via. Ieri la Corte d’Appello di Perugia, presidente Micheli, Belardi e Venarucci a latere, in parziale riforma della sentenza impugnata ha assolto il 51enne per la tentata violenza sessuale perché il fatto non sussiste e lo ha condannato per le lesioni al braccio. La Corte ha anche ridotto il risarcimento da 10.000 a 1.500 e revocato l’interdizione dai pubblici uffici. "Grande soddisfazione", quella espressa dai difensori dell’imputato, avvocati Delfo Berretti e Alessandro Vesi, "perchè il collegio ha accolto i motivi di appello. Lo stesso procuratore generale aveva ritenuto insussistente la tentata violenza sessuale in completa adesione all’atto di appello dei difensori. Pur nella delicatezza della materia dove tali odiosi reati – spiegano i penalisti - devono essere sicuramente denunciati e puniti, va distinta la posizione di coloro i quali, loro malgrado, si trovano sotto processo per una travisazione dei fatti tanto grossolana quanto pericolosa". Tra le tesi sostenute dalla difesa anche quella tesa a "smontare" la frase incriminata indicata dalla donna e che l’uomo ha sempre negato di aver pronunciato ma che, secondo la difesa anche laddove fosse stata detta ("voglio vedere se sei attappata pure tu", significa – è scritto nel ricorso della difesa – "ma che sei di coccio!" ed è frase del volgo con un chiaro riferimento alla mancanza di comprensione. Ove alla frase fosse seguito altro, allora avremmo potuto considerare questo frammento parte di un tentativo di violenza sessuale", ma questo – dicono – non avvenne.