Assisi, 12 aprile 2014 - Alle prime luci dell’alba di ieri si è conclusa una brillante operazione di servizio condotta da personale del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Assisi. Al termine di una attività di indagine avviata nel mese di marzo 2013, i militari hanno eseguito cinque provvedimenti restrittivi ed altre tre misure cautelari con obbligo di dimora nel comune di residenza. I destinatari di tali provvedimenti sono soggetti di nazionalità albanese, rumena e italiana.
Il sodalizio criminoso smantellato dai Carabinieri si articolava su tre livelli: un primo, apicale, occupato da cittadini albanesi i quali sfruttavano la prostituzione di giovani rumene sia in forma diretta che mediata, delle quali percepivano cospicue quote derivanti dagli introiti conseguiti al termine di ogni serata di “lavoro”. Essi provvedevano principalmente a collocare le ragazze in spazi determinati idonei ad adescare i clienti, operando una suddivisione geometrica del territorio nell’ambito del quale esercitavano la propria sfera di influenza garantendo protezione in caso di intrusione e/o di molestie da parte di terzi. L’attività di indagine intrapresa dai Carabinieri di Assisi ha permesso di disarticolare completamente l’apice della struttura costituita da soggetti albanesi che operavano a Perugia dove aveva altresì sede la base logistica ed operativa della struttura criminale.
L’attività di coordinamento tra la locale Procura e quella marchigiana ha permesso altresì la collaborazione di quest’Arma con personale della Polizia di Stato rendendo possibile lo smantellamento anche in quel capoluogo dei minori livelli dell’associazione. Ad Ancona e Falconara Marittima infatti venivano eseguite misure restrittive di coloro i quali erano delegati dai vertici del collocamento delle ragazze in quei luoghi di “lavoro”. Una seconda fascia era occupata da soggetti di nazionalità rumena, incaricati dai vertici dell’accompagnamento sul posto di “lavoro”, di “controllo”, “vigilanza” al fine di verificare la presenza delle ragazze e lo svolgimento dell’attività di meretricio, alle quali impartivano direttive in caso di controlli operati dalle Forze di Polizia e di cui coordinavano l’attività. Le ragazze venivano fatte venire in Italia col miraggio di facili guadagni e da subito costrette a prostituirsi su strada ed in appartamento.
Un terzo livello è certamente riconducibile ai “tassisti”, i quali servendosi delle autovetture a loro in uso accompagnavano personalmente le prostitute dalle rispettive abitazioni ai luoghi di adescamento, fornendo loro “generi di conforto” durante il periodo di stazionamento nelle piazzole e percependo il corrispettivo del servizio offerto maggiorata dal costo del viaggio. L'indagine iniziata nel 2013 ha visto il coordinamento di due Autorità Giudiziarie, quella umbra e quella marchigiana che in questo lasso di tempo hanno identificato tutti gli appartenenti al sodalizio del quale hanno ricostruito dinamiche e meccanismi: tutte le ragazze sono di origine rumena e molte di esse venivano fatte prostituire a Perugia durante l’inverno e spostate poi lungo il litorale adriatico nei mesi estivi, dove maggiore era la richiesta di tali prestazioni.
Il lavoro di investigazione ed analisi che in un anno ha portato alla identificazione di oltre settanta ragazze e transessuali, ha permesso all’Autorità Giudiziaria di emettere dodici provvedimenti restrittivi della libertà personale di soggetti ritenuti coinvolti in tali attività delittuose. Pesantissime le accuse formulate nei loro confronti dal G.I.P. del Tribunale di Perugia su richiesta della locale Procura della Repubblica: per tutti pende l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'induzione al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione.
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