Terni, 17 luglio 2013 - C'è chi dice che oggi, con i tre arresti nell'ambito dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Terni sul maxi "buco" da decine di milioni di euro nei conti della diocesi di Terni-Narni-Amelia, sia venuto gù soltanto il primo tassello di un domino molto lungo e attorcigliato. In manette sono finiti punti di riferimento importanti nella gestione economica della Curia di Terni quali Luca Galletti, già direttore dell'ufficio tecnico, e Paolo Zappelli, economo, entrambi commissariati e allontanati qualche mese fa dall'attuale amministratore apostolico Ernesto Vecchi. Misura cautelativa, ma tardiva rispetto agli sviluppi dell'inchiesta che adesso rischia di allargarsi a macchia d'olio e che potrebbe toccare anche nomi eccellenti quale quello di monsignor {{WIKILINK}}Vincenzo Paglia{{/WIKILINK}}, vescovo di Terni-Narni-Amelia dal 2000 al 2012, periodo entro il quale, secondo gli inquirenti, si sarebbero verificate gran parte delle "difficoltà" gestionali-amministrative della diocesi. Insieme ai due ex dirigenti della Curia arcivescovile di Terni è finito in manette anche un dirigente del Comune di Narni, Antonio Zitti. Per tutti l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta e alla truffa.

Nei giorni scorsi, però, l'avvocato Renzo Nicolini, rispondendo a un gruppo di cattolici (rimasti anonimi) che avevano scritto una lettera addirittura alla Santa Sede per lamentare la situazione della Curia, aveva respinto con forza ogni ipotesi di coinvolgimento di monsignor Paglia in tutta la vicenda.

L'inchiesta coordinata dal Pm Elisabetta Massini e portata avanti sia dalla squadra Mobile della Questura, sia dalla Guardia di Finanza di Terni parte dalla vicenda della vendita del Castello di San Girolamo di Narni. Operazione che ha coinvolto direttamente la diocesi, una società con dentro sia Galletti, sia Zappelli, e l'ente seminario vescovile di Narni. Un affare da quasi due milioni di euro per farci una sorta di  albergo per pellegrini ma che non ha mai visto avviare il cantiere. Un'operazione per la quale la squadra Mobile nella scorsa primavera ha effettuato perquisizioni e sequestri di documenti proprio al Comune di Narni.

La documentazione acquisita dagli inquirenti avrebbe "evidenziato un quadro probatorio inequivocabile circa la turbativa dell'asta pubblica relativa all'alienazione del complesso edilizio e delle relative pertinenze, indetto dal Comune di Narni il 1 ottobre 2010". Nel corso delle indagini è stato appurato il "ricorso ad una serie di mezzi fraudolenti, atti ideologicamente falsi, atti illeciti, comunicazioni tardive e proroghe richieste ad arte che hanno consentito l'assegnazione del complesso del Castello ad una società immobiliare pur non avendo la stessa i requisiti richiesti dal bando". Nel contempo "nessuna anomalia veniva rilevata dal Comune di Narni, nonostante l'obbligo previsto dal Bando di procedere a verificare in capo al soggetto aggiudicatario dei requisiti di ordine generale e l'evidente assenza di qualsivoglia requisito tecnico-organizzativo e della relativa capacita' economico-finanziaria".