Perugia, 27 settembre 2011 - Anatema degli Imam e dell'Ucoii contro due super top model. L'ucraina Valusha Dovhanyuk e la polacca Ania Chiz sono finite nel mirino dei massimi rappresentanti dell'Islam italiano a causa
della campagna pubblicitaria a Roma di una marca di abbigliamento napoletana.

 

Dopo le critiche di Carlo Giovanardi e gli strali del sindaco Gianni Alemanno, che ha chiesto la rimozione della campagna dalle strade romane, arrivano anche quelle degli Imam di Firenze e di Perugia, che criticano aspramente l'uso 'strumentale' e allusivo che la pubblicità incriminata farebbe di alcuni simboli religiosi.
 

 

Non ha peli sulla lingua Abdel Qader Mohammad, Imam di Perugia, che se la prende con le due modelle che interpretano due dei soggetti della campagna, Maria e Maddalena: "Le due modelle sono al servizio di
Satana e danno un messaggio satanico. Per un musulmano è inaccettabile che una figura come quella di Maria, un simbolo, una figura chiave anche dei testi sacri della nostra religione, venga strumentalizzata per diffondere un messaggio blasfemo. Si tratta di un'operazione disgustosa e condannabile, che trova terreno fertile in un sistema di valori degradato, dove si legittima la prostituzione e dove i giovani vengono 'illusi' con la promessa di denaro facile, semplicemente vendendo il proprio corpo. La donna in questa campagna è accostata in maniera offensiva a figure sacre e intoccabili ed è inaccettabile per tutti coloro che credono nei valori che queste figure rappresentano".
 

 

Contro le due modelle blasfeme interviene anche l'Ucoii, per bocca di Izzedin Elzir, Imam di Firenze e presidente dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia: "Credo che noi dobbiamo andare oltre questo manifesto, questa pubblicità e discutere i nostri valori, la nostra identità in linea generale. Il problema non è questa pubblicità, il problema va oltre. Purtroppo così non trasmettiamo i valori che permettono una crescita ai nostri giovani. Spesso parliamo male dei giovani, i giovani non sanno fare, i giovani non vogliono fare. Certamente se trasmettiamo a loro questo tipo di messaggi, non possiamo avere di più. Ognuno è libero di fare quello che gli pare, detto questo, una pubblicità con una escort non è accettabile. Dobbiamo cercare di salvaguardare un livello di dignità che non faccia diventare la donna stessa un elemento di consumo".