Perugia, 15 novembre 2010 - È Angela Biriukova, la "vedova nera" che fece assassinare dall’amante, per impossessarsi dell’eredità, l’anziano avvocato italiano che aveva sposato, la nuova compagna di cella di Amanda Knox. Da qualche settimana l’affascinante moldava condannata con sentenza definitiva a 30 anni, è stata trasferita nel carcere perugino insieme alla studentessa di Seattle, detenuta dal 6 novembre del 2007, per l’omicidio di Meredith Kercher.

 

Omicidio: un’accusa simile, come sono simili — per ora — i destini delle due donne. Ma la Biriukova sconta la sua pena, l’enigmatica Amanda invece attende che (tra dieci giorni) inizi il processo d’appello per l’omicidio e lo stupro dell’amica e coinquilina. Fu Amanda, secondo i giudici a sferrare il colpo mortale alla gola di Mez, mentre nel delitto di Ascoli Piceno Angela fu la regista: incaricò l’ex fidanzato Valerie Luchin e un complice tuttora latitante di uccidere il legale. Sedici coltellate che la mattina del 2 febbraio ’99 uccisero Antonio Colacioppo sulla porta del suo studio.

 

Il ricco e affermato penalista di provincia conobbe la ragazza (35 anni più giovane di lui) in un night club in Romania. La Biriukova, figlia di un docente universitario di biologia, aveva avuto due figlie da un precedente matrimonio nel suo Paese (proprio i racconti delle bimbe alle insegnanti si rivelarono fondamentali per condannare la mamma). Poi l’avventura in Italia, il matrimonio con il legale nel ’97, i successivi dissapori, la prospettiva di una separazione e quella di tornare a non essere nessuno. Troppo, per lei. Fu allora che maturò l’idea del delitto.

 

Nella vicenda giudiziaria di Angela, come in quella di Amanda, il dna ha avuto un ruolo centrale. Furono i mozziconi di sigaretta trovati vicino al cadavere di Colacioppo a indirizzare le indagini della polizia sull’ex compagno della donna e sul complice. Nel caso perugino, pure la Knox si giocherà tutto, anche in secondo grado, sulle tracce biologiche: il suo dna insieme a quello di Mez sul coltello ritenuto l’arma del delitto. Biriukova fu inizialmente assolta in assise. Brindò con la vodka alla sentenza prima di lasciare Ascoli e far ritorno in Moldavia.

 

Fu arrestata nel 2006 davanti a un videopoker, nel quartiere povero di Cherkasy dove si guadagnava da vivere insegnando italiano. Qualche altro soldo (risparmi e una parte della pensione del padre) le arrivava dall’Italia, sempre di nascosto, insieme ai "pizzini" che servivano ad evitare le chiamate: la mamma di Angela utilizzò i viaggi in pullman di amici ucraini per comunicare con la figlia e tenerla aggiornata sulla vita delle sue bimbe.