Perugia, 16 febbraio 2010 - "Come assurde sono le voci che in questi giorni si sono rincorse come a voler giustificare la violenza di quell’istante". Queste le frasi di alcuni amici di Alessandro Bellabarba, il ragazzo di Pieve del Campo che dopo aver ricevuto un pugno da un genitore in attesa del figlio che stava per uscire dalla scuola di Ponte San Giovanni, ha violentemente battuto la testa sul marciapiedi.

 

Per Paolo Egizzo (38), operatore sociale in una cooperativa, la Procura sembra intenzionata a contestare non più l’accusa di lesioni volontarie ma l’omicidio preterintenzionale. In ogni modo per il gip Paolo Micheli che pur convalidando l’arresto del napoletano lo ha rimesso in libertà 48 ore dopo i fatti - quando Alessandro era in coma - l’indagato ha agìto per legittima difesa oppure per rispondere a una provocazione. "S’inserì nella vicenda per stigmatizzare - con piena ragione - il comportamento irresponsabile dell’uomo, ubriaco alla guida in una zona frequentata da molte persone e bambini in uscita da scuola" scrive il giudice, "poi si vide aggredire a parole e con tanto di schiaffi".

 

Per gli amici di Alessandro, figlio di un carabiniere ormai in pensione, "non è facile descrivere lo sgomento e soprattutto sopire la rabbia per quanto accaduto". "Alessandro ci ha lasciato. Un ragazzo di soli trent’anni si è spento in un letto d’ospedale, non perché malato o a seguito di un violento incidente stradale, ma perché la vita manifestandosi in un solo istante in tutta la sua brutalità lo ha schiaffato con violenza a terra privo di sensi per poi costringerlo alla morte, pochi giorni dopo, nel reparto di rianimazione dell’ospedale". "La causa"? "Una stupida lite a seguito di un banale tamponamento senza alcuna conseguenza per i conducenti e per le stesse auto coinvolte".

 

In poche righe gli amici ricordano la vittima come un "lavoratore, un ragazzo modesto, umile, sempre disponibile, l’amico di tutti". Alessandro, che "si è trovato in faccia alla fine dei suoi giorni", "a pochi metri dalla sua stessa casa". A Pieve di Campo, "davanti alla scuola elementare che lui stesso ha frequentato, affollata di genitori e ragazzini festanti per la fine delle lezioni".

 

"E’ stato difficile per noi amici razionalizzare l’accaduto - è scritto - nessuno di noi poteva credere che quel banale tamponamento fosse la causa delle condizioni di Alessandro ed è stato ancora più dura venerdì notte, trovarsi di fronte all’irreparabile". "Siamo letteralmente sconvolti per il legame affettivo che ci legava a lui - prosegue la misiva - e siamo altrettanto scossi come comunità all’idea che in un giorno qualsiasi, uscendo di casa, ci si possa trovare di fronte alla morte, anche nella tranquillità di Pieve di Campo dove mai fino ad oggi una sola lite aveva turbato la quiete del paesino".

 

"E’ per questo che facciamo appello a tutta la comunità di Ponte San Giovanni che in uno slancio di solidarietà sappia nel momento della tragedia ritrovare quell’unità e quella coesione necessaria a superare momenti come questo. E’ un appello accorato, il nostro, rivolto soprattutto a quei genitori presenti davanti a quella maledetta scuola, che sicuramente in questi giorni anche solo per un istante avranno pensato alla famiglia di Alessandro". E nella "confusione mediatica" le "parole hanno gettato benzina sul fuoco, piuttosto che intervenire a lenire il dolore causato da questa tragedia".

 

"La sola idea che lo stato emotivo in cui poteva trovarsi Alessandro in quel momento - si conclude la lettera - possa anche minimamente giustificare la conseguenza dell’accaduto ci impone una riflessione sul nostro tempo e sulla violenza che in questa società si sta facendo largo come qualcosa d’ineluttabile nell’affrontare la vita quotidiana". Firmato "gli amici".

 

LA TRAGICA STORIA:

Un piccolo incidente stradale che si trasforma in incubo. Un diverbio, la caduta, l’ultima speranza che svanisce nel nulla. Alessandro Bellabarba, 30 anni, non ce l’ha fatta. Si è spento all’ospedale di Perugia, dopo sei giorni di coma. L’incidente avviene il sei febbraio. Un pomeriggio come tanti. L’orologio segna l’una. In via Pieve di Campo, vicino alle scuole elementari, ci sono delle auto parcheggiate ai lati della strada, altre in fila. Genitori che aspettano i figli dopo le lezioni. Nella confuzione c’è l’impatto: la vettura, guidata dal perugino, ne tampona un’altra. Gli automobilisti scendono dalle macchine per accertare i danni e la situazione precipita. Comincia una discussione tra Alessandro e uno dei genitori. Ci sarebbe stato un parapiglia nel corso del quale il ragazzo, che sarebbe risultato sotto l’effetto dell’alcol, sarebbe stato colpito da un pugno. Cade a terra e batte la testa. Vengono chiamati i soccorsi. Arriva la polizia e il 188: nel giro di pochissimi minuti l’autoambulanza con il medico a bordo raggiunge Ponte San Giovanni. Il giovane viene trasportato in ospedale in gravi condizioni, ricoverato nel reparto di Rianimazione. Le sue condizioni precipitano nella notte e viene operato dal professor Lunardi. Ore di attesa. Di lacrime e paura. Alessandro non riprende conoscenza. Sabato scorso smette di lottare.