Filippo Timi, casalinga da... Favola

L'attore perugino racconta il film tratto da un suo celebre spettacolo teatrale "Ma che sofferenza trasformarmi in donna"

Filippo Timi

Filippo Timi

Perugia, 15 giugno 2018 - Nei panni di una donna: una casalinga americana degli anni ’50, in una casa dai colori pastello e un segreto che sconvolge le sue certezze. Ecco ‘Favola’, la nuova sfida di Filippo Timi, che trasforma un suo spettacolo teatrale di strepitoso successo in un film, in arrivo al cinema come evento speciale.  ‘Favola’ sarà nelle sale solo per tre giorni, da lunedì 25 a mercoledì 27 giugno con un’uscita massiccia che coinvolge anche l’Umbria dove il film si vedrà a Perugia (Zenith, Uci Cinemas e Space Gherlinda), alla Sala Pegasus di Spoleto e allo Space di Terni. Con l’artista perugino ci sono Lucia Mascino e Luca Santagostino - interpreti anche in teatro -, Piera Degli Esposti e Sergio Albelli, la regia è di Sebastiano Mauri, per una commedia raffinata e dissacrante, dall’estetica sfarzosa. Perché passare dal palcoscenico al grande schermo? «Perché ‘Favola’ – racconta Timi con entusiasmo – aveva già forti richiami cinematografici, il mondo che la protagonista si è creata ha continui riferimenti ai film degli anni ’50. Fare questo film è un regalo allo spettacolo». Come ci siete riusciti? «Con un’operazione doppia. Di sottrazione perché la macchina da presa legge i movimenti interni e non c’è più bisogno di renderli evidenti attorialmente. E insieme di arricchimento: due nuovi personaggi, una colonna sonora originale, premi Oscar per acconciature e trucco, una casa piena di ambienti». Una storia degli anni Cinquanta. Però il tema è attualissimo... «Già, si parla di emancipazione femminile che qui si raggiunge con l’amore ma che è tuttora in atto. Ancora non c’è parità tra uomo e donna, se ci fosse sono certo che avremmo una società migliore, più sana e armonica». «Avevo finito ‘Vincere’ dove interpretavo Mussolini e il figlio. Dopo aver tirato fuori quelle energie mi sono chiesto come potevo mettermi in gioco con qualcosa di opposto. E mi è venuta in mente una casalinga degli anni ’50». E’ stato difficile? «Difficilissimo, a partire dalla trasformazione che subivo ogni giorno per 4 ore, con il bustino che ti sposta gli organi interni, tacchi alti, parrucca, trucco, unghie permanenti che ti cambiano la gestualità. Una grande sofferenza però mi è rimasta una certa fierezza del mio essere donna, non me l’aspettavo». Perché il film esce solo per tre giorni? «E’ come un evento, un concerto rock da vedere solo in quel momento, in quelle date. E’ una formula che si avvicina anche all’idea del teatro che è live...». Curiosamente, ‘Favola’ non è andata in scena a Perugia... «E’ vero, siamo stati a Terni ma non al Morlacchi: ci siamo sfiorati tante volte, non ci siamo riusciti solo per incastri di date». Però al Morlacchi tornerà a dicembre... «Già, con il mio nuovo spettacolo: ‘Un cuore di vetro in inverno’. Dopo una casalinga con bustino e parrucca, il ruolo che mi è venuto da scrivere per ripresentarmi in teatro è decisamente opposto: sarò un cavaliere del Seicento che parla in perugino».