Ecco come Perugia ha vinto la... sete

Una mostra che racconta con immagini, carte e oggetti la storia moderna degli acquedotti (dal 1890 al 1935)

Un momento dell'inaugurazione

Un momento dell'inaugurazione

Perugia, 1 aprile 2022 - La mostra si intitola “Come Perugia ha vinto... la sete” e racconta con immagini, carte e oggetti la storia moderna degli acquedotti (dal 1890 al 1935) che hanno “dato da bere” a al capoluogo umbro. Una mostra mette in risalto il lavoro e l’ingegno delle donne e degli uomini che hanno realizzato gli acquedotti moderni di Perugia. L'esposizione (si può visitare fino al 5 aprile) allestita a Palazzo della Penna da Umbra Acque in collaborazione con l'Assessorato comunale alla Cultura è ricca di spunti per capire come la città abbia storicamente affrontato la questione dell’approvvigionamento idrico.

Passati i tempi dei pozzi etruschi e delle cisterne romane, infatti, Perugia già dal 1200 va alla ricerca di acqua dalle sue colline e con la realizzazione dell’acquedotto medievale di Monte Pacciano celebra la grandiosa fontana di Piazza IV Novembre, facendo zampillare l’opera adornata da Nicola e Giovanni Pisano. Per ben sei secoli questo è rimasto l’unico acquedotto che riforniva la città, croce e delizia visto il tanto tempo in cui per vicissitudini varie, l’acqua non arrivava in città. Solo alla fine del 1800, dopo decenni di discussioni e dispute, Perugia decide di costruire un nuovo acquedotto, andando a prendere l’acqua dalle sorgenti di Bagnara a Nocera Umbra con un impianto lungo oltre 44 chilometri e una galleria di 1.022 metri.

Un acquedotto da ben 28 litri al secondo, tanti quanti ne poteva portare la lunga tubazione in ghisa che raggiungeva al termine del suo percorso il serbatoio di Monte Ripido, realizzato anch’esso insieme all’acquedotto nel giro di soli due anni. Il sindaco Ulisse Rocchi inaugurò infatti l’opera il 20 settembre del 1899. La città intanto cresceva e l’acqua non bastava più: si riprese allora il progetto dell’acquedotto Scirca, dalle sorgenti del monte Cucco, altri 44 chilometri di tubi, scartato alla fine dell’ottocento perché più costoso di quello di Bagnara, e dal 1927 partirono i lavori conclusi anche questi in breve tempo.

“Queste mostre sono fondamentali poiché ci consentono di apprezzare in profondità quello che è stato fatto in passato – ha affermato Giovanni Papaleo, Chief Operating Officer del Gruppo Acea -. E forse dovremmo prendere spunto dall'efficienza e dall'efficacia di ciò che veniva realizzato molto più velocemente di oggi”. “Voglio esprimere tutto il mio apprezzamento per le iniziative organizzate da Umbra Acque in collaborazione con l'Assessorato comunale alla Cultura e l'Università per Stranieri – ha detto il sindaco Andrea Romizi -. Iniziative che hanno anche il pregio di mantenere una storia che è fatta di tecnica, professionalità e passione”.

“A nome mio e del presidente di Umbra Acque Filippo Calabrese – ha detto l’Ad di Umbra Acque, Tiziana Buonfiglio - voglio ringraziare l’assessore Leonardo Varasano perché è davvero un onore per Umbra Acque vedere ospitata la propria mostra nella suggestiva location di palazzo della Penna. Un sito denso di storia in cui raccontare la nostra di storia, nonché testimoniare la nostra missione, ricordando sempre che l’acqua è un bene pubblico da gestire in modo industriale proprio per garantirne a tutti la disponibilità in modo continuativo e qualitativamente elevato”.