di Riccardo Galli
Firenze, 18 marzo 2013 - Se non ci pensava Ljajic a «imboccarlo» con un assist millimetrico, forse Alberto Aquilani avrebbe cominciato a preoccuparsi. Troppe volte, da qualche settimana, laggiù, sotto porta, non era riuscito ad essere spietato, cattivo e soprattutto preciso come il campione che è in lui. Roba da blocco psicologico, fino a quando il buon Adem non ha deciso di servire al numero 10 quel pallone da favola.
«Eh già — sussurra Aquilani —, prima del gol avevo sbagliato un’occasione importante e, diciamolo pure, piuttosto semplice. Dopo, per fortuna, mi sono rifatto, anche perché, fra i miei... doveri c’è quello di farmi trovare sempre pronto negli inserimenti».


Ma il dopo partita di Aquilani non può fermarsi alla semplice (e naturale) soddisfazione per il gol ritrovato. Il centrocampista sorride, si guarda attorno per cercare il giovane serbo, e poi lo ringrazia pubblicamente. Anzi, diciamo pure, che gli ’riconsegna’ la prima rete nella porta del Genoa.
«Il gol? — sentenzia l’ex del Liverpool —. E’ stato merito di Ljajic che ha fatto una grande giocata. Adem mi ha messo in condizione di sistemare la palla nella porta del Genoa. E lo ringrazio. A questo aggiungo che quando puoi convivere con giocatori come Pizarro e Borja, cerco sempre di spingermi più in avanti ed in profondità».
Il discorso scivola sulla partita e sul quel doppio pareggio con cui il Genoa ha tentato di rovinare la domenica ai viola. Il punto di vista di Aquilani assomiglia molto a quello di Montella. «Dobbiamo essere bravi a chiudere prima le partite. Questo tipo di partite. A volte abbiamo peccato in presunzione e ci siamo ritrovati a correre rischi inutili, mentre contro il Genoa, alla fine, siamo riusciti a fare bene quello che dovevamo fare».
Infine l’obiettivo Nazionale. Aquilani rivela il suo segreto: «Quando sono arrivato a Firenze c’ho pensato — chiude —, e magari raggiungendo qualche obiettivo importante con la maglia viola, in azzurro potrò anche tornarci».
In sala interviste spunta l’altro centrocampista dai piedi sopraffini, il cileno Pizarro. E’ l’occasione per parlare del terzo ’tenore’ viola, Borja Valero, ammonito per aver tirato troppo per le lunghe l’esecuzione di un calcio di punizione.
«Il cartellino giallo a Borja? — domanda Pizarro —. Davvero non ho parlato con lui e quindi non so se si è fatto ammonire apposta, quindi parliamo della partita. Queste sono sfide difficilissime perché squadre come il Genoa si devono salvare e devono battagliare fino all’ultimo secondo».
«Per noi — incalza il cileno — è quasi più facile affrontare le grandi. Dobbiamo essere pazienti perché alla fine le occasioni le sfruttiamo».
Dunque, volendo tenere fede a questa filosofia, per la Fiorentina potrebbe essere più in salita la prossima partita a Cagliari dello scontro diretto d’inizio aprile con il Milan.
Pizarro annuisce e conferma. «La trasferta a casa del Cagliari coinciderà con una di quelle partite che ci vedranno soffrire. Loro, proprio come il Genoa, non ci concederanno niente. Hanno bisogno di punti e hanno le carte in regola per metterci alle corde».