Toscana, 9 aprile 2012 - L’ultimo – per ora – si chiama Stella Azzurra. E’ un cinema nato negli anni Quaranta, a Marina di Massa. Un tempo, succedeva una cosa curiosa, vista solo nel film “Nuovo cinema Paradiso”. Le proiezioni non avvenivano solo all’interno del cinema, ma – con un sistema di specchi – anche nel giardino adiacente. Così da far vedere il film a più gente.
 

 

Oggi, però, lo Stella Azzurra è ufficialmente chiuso “per ferie”. Ferie che non si sa quanto dureranno. In realtà, è un addio. Uno dei tantissimi cinema di città che si sono arresi. Chiudono, le sale di città. Vinte dalla crisi, dal pubblico che va di meno al cinema, ma soprattutto stroncate dalla concorrenza dei Multiplex. Le grandi cattedrali dello spettacolo poste vicino ai centri commerciali. Chiudono sale che hanno formato generazioni di appassionati, alle quali si arrivava a piedi. Ai Multiplex, vicini agli svincoli autostradali, si arriva in macchina.
 

 

Ma le sale che muoiono sono anche un pezzo di vita, e di storia, che muore. Ed è anche un problema urbanistico, sociale, politico. Tra il 2003 e il 2008, nelle città italiane erano già state chiuse 382 sale, con la perdita di quasi cinquecento schermi. E tra le regioni più colpite, la Toscana. Con la perdita di 52 schermi. Nel quinquennio precedente, erano state 45 definitivamente chiuse nella nostra regione. E la morìa continua soprattutto nei piccoli centri, i più penalizzati. E allora ciao, Alhambra esotico, Lumière pionieristico, addio Salone Margherita, Apollo, che già avevi il nome orgoglioso di Rex. Rimangono i Multiplex, grattacieli tra le luci al sodio, tra i cieli acrilici. Lì, gli anziani, quelli che non hanno la macchina, le fasce più deboli, i film non ce li vedranno mai.

 

Tra le città più colpite, Firenze. Negli ultimi anni, abbiamo visto chiudere l’Ariston, l’Eolo, l’Astra, l’Excelsior , il Supercinema, il Vittoria è diventato un condominio; il Goldoni, l’Ideale, l’Arlecchino, il Capitol dove era nata la fortuna da regista di Dario Argento, il Ciak, il prestigioso Gambrinus diventato Hard Rock Café. Chiuso: così come l’Alfieri, storico nido del cinema d’autore.

 

E in Toscana? Viareggio era la seconda città cinematografica della Toscana. Di sale ne restano quattro: Eden, Goldoni, Odeon e il gigante Politeama, all’inizio del molo. Emblematico il caso del cinema Centrale. Detto “Pidocchino”, era molto amato dai viareggini. Programmava film di qualità, e la sua gestione non era affatto in perdita. Non è stata la crisi ad abbatterlo: proprietà della parrocchia del quartiere che ha deciso di revocare la gestione e cambiarne destinazione d’uso. Per farne appartamenti e negozi. Sta alle amministrazioni comunali, se vogliono, difendere la destinazione d’uso. Ad Arezzo è rimasto solo – di sale monoschermo – il cinema Eden. A San Giovanni Valdarno ha chiuso un cinema, il “Marilyn”, che ospitava anche rassegne e dibattiti. Resistono il Masaccio, e l’Italia a Figline.

 

A Grosseto ha chiuso, tra gli altri, lo storico cinema Marraccini, insieme ad altre due sale. Resta solo lo Stella a contrastare – si fa per dire – il multi cinema Planet. A Livorno ha chiuso il cinema Odeon, uno dei più grandi d’Italia, per un parcheggio multipiano. Ha chiuso il cinema La Gran Guardia, monumentale con i suoi 1800 posti: doveva riaprire, ma pare vi si realizzeranno fondi commerciali. Ha chiuso il Lazzeri, divenuto una libreria. Restano il cinema teatro I quattro Mori e il Kino Dessé.

 

A Lucca sono a rischio il cinema Centrale e il cinema Italia. A Siena una sala storica come il Nuovo Pendola, il cinema dove si formò il padre di Carlo Verdone, Mario – straordinario studioso del cinema futurista – corre seri rischi. Ha chiuso il cinema Impero, e resistono l’Odeon in Banchi di Sopra e il Metropolitan di piazza Matteotti.
A Pisa, città colta, che accoglie 45mila studenti universitari, sono chiusi dal 2003 l’Astra, l’Ariston e il Lumière. Il Lumière era il più antico cinematografo italiano: fu inaugurato nel 1905. Una storia lunga più di un secolo, che ora si chiude.

di GIOVANNI BOGANI