Firenze, 16 maggio 2013 - Firenze come crocevia e luogo di dialogo tra i paesi del Mediterraneo, in primis tra chi ha il compito di annotare e riportare quanto avviene sul posto: i giornalisti. Sono loro i protagonisti dell’appuntamento iniziato stamani nella sala Quattro Stagioni a Palazzo Medici Riccardi: il Forum dei giornalisti del Mediterraneo, organizzato dall’associazione internazionale con sede a Firenze International Safety and Freedom (ISF). Al centro della due giorni che si tiene oggi e domani c’è la situazione dei diritti umani e dei livelli di democratizzazione in quei paesi dell'area Medio Oriente-Magreb che sono state interessati dalle cosiddette “primavere arabe”. A parlarne e a raccontare cosa succede in quelle zone sono gli stessi giornalisti, blogger, analisti di Siria, Tunisia, Turchia, Egitto, Iraq.

A partire da Lina Ben Mhenni, la blogger tunisina attiva sin dai tempi di Ben Ali nel denunciare le violazioni dei diritti civili nel suo paese. Lina è quella famosa attivista evocata da Matteo Renzi come personaggio di riferimento nel dibattito televisivo con gli altri candidati alle primarie del Pd. Lina è spesso oggetto di minacce di morte per la sua attività di blogger. Al Forum racconta: “La Tunisia è stata il primo paese nel 2011 ad abbracciare la rivoluzione, ha chiesto un cambiamento radicale del paese”. “Il 23 ottobre 2011 si sarebbero dovute svolgere le prime elezioni libere e democratiche – continua Lina -, ma dubito che quelle elezioni siano state veramente libere”. Lina ha dunque parlato delle enormi difficoltà che il paese sta attraversando nell’abbozzare una costituzione, nell’affermare e riconoscere i diritti civili come la libertà d’informazione, di stampa, delle donne e di manifestare. Lina ricorda: “Durante il periodo di Ben Ali i media erano monopolizzati dal regime, il governo di transizione aveva promesso la libertà d’informazione, ma i giornalisti sono ancora oggetto di violenza da parte della polizia e delle forze dell’ordine, soprattutto quando seguono le proteste”. La situazione non è migliore per le donne.

Sembra fargli eco un altro blogger, questa volta egiziano, che non è riuscito a venire al forum di persona e interviene in collegamento Skype. “In Egitto – dice Alber Saber - la situazione è forse peggiore di quando c’era il regime di Mubarak: non è possibile alzare la voce contro il governo. Il sistema è peggiorato, ci sentiamo di nuovo controllati. I media non sono liberi”.

Ma quanto accade in Siria è forse ancora più scottante. Lì secondo il giornalista siriano Mahmoud Kilani, “più che una rivoluzione è in atto una guerra di liberazione nazionale, la prima del 21esimo secolo”. I numeri delle persone morte e scomparse in questo conflitto sono altissimi e difficili da calcolare con precisione: si parla comunque di centinaia di migliaia di persone scomparse e arrestate. I siriani stanno lottando anche dall’estero contro la dittatura assoluta del partito Ba’th, mentre la loro opposizione viene taciuta in tutto il mondo. Il consiglio nazionale siriano ha aggregato forze politiche, a molte delle quali solo appartenere significherebbe la pena di morte: Fratelli mussulmani, comunisti, atei, etc. “La via militare non era la nostra scelta – spiega Mahmoud Kilani -, era la via sulla quale il regime voleva spingerci”. “Come potevamo stare fermi quando una madre – continua Kilani - ha perso sette figli: erano solo manifestanti, non combattenti”. Secondo Kilani, il bilancio di questi anni di conflitto “è di 100mila km2 di zone liberate, sottratte al controllo del regime; una città capoluogo di provincia e alcune zone petrolifere sotto il nostro controllo”. Da qui l’appello al resto del mondo: “Chiediamo una copertura e un appoggio politico, non di mandarci giocattoli”. E il pensiero va ai giornalisti siriani e stranieri: “caduti per far arrivare la notizia e a quelli scomparsi come Domenico Quirico”.

Poi la parola passa ai politici italiani, in particolare al neo viceministro degli Affari Esteri, Lapo Pistelli, nonché autore del libro Il sogno arabo”. La domanda per lui, fiorentino e laureato in Scienze Politiche alla Cesare Alfieri, è sul ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e più nello specifico rispetto al conflitto in Siria. Pistelli parla della Tunisia, raccontata fino all’anno scorso come storia di successo, e dove però qualcosa si è inceppato a partire dal processo di approvazione della costituzione. “Non passa niente sui giornali – dice il vice ministro - degli episodi frequenti che stanno succedendo in Tunisia”. Similmente in Libia e in Egitto la situazione peggiora. “Se peggiora nel Magreb è difficile dire come stia procedendo nella zona della Siria”, afferma Pistelli, “e preoccupa la way out”. “La partita da due anni fa è completamente cambiata – commenta il vice ministro -. Nessuno pensava che l’arco sciita avrebbe potuto interrompersi a Damasco”. Pistelli sintetizza le prospettive su quanto possa accadere in questi paesi nella formula: “o win win o loose loose, non ci sono vie di mezzo”. In questo senso avanza delle proposte, tra queste quella di non interloquire solo in ambito istituzionale ministro con ministro, governo con governo. Ma di instaurare attività di formazione tra omologhi nei propri settori: giornalisti italiani con giornalisti libici, imprenditori con imprenditori, partiti con partiti. “In modo da innescare delle dinamiche sociali positive, perché – per Pistelli - lo stereotipo che il mondo arabo sia incompatibile con la democrazia è già tornato”.

Al suo arrivo al Forum Pistelli si è fermato a rispondere alle domande dei giornalisti sulla scomparsa in Siria del giornalista della Stampa Domenico Quirico e sulla vicenda dei due marò italiani in India. Su Quirico il viceministro ha dichiarato: “I nostri servizi stanno raccogliendo tutte le informazioni possibili ma, onestamente, in questo momento non ci sono tracce attendibili”. “Stiamo battendo tutte le piste - ha aggiunto - e l'Unità di crisi è mobilitata al massimo livello”, ma “non ci sono nuove notizie”. Sulla vicenda dei marò invece Pistelli ha affermato: “Nelle ultime settimane la vicenda è stata rimessa correttamente nei binari, sarebbe poco saggio fare delle previsioni temporali. La questione è però instradata nei binari corretti e presto, mi sento di dire, si risolverà positivamente”. “In questo momento la collaborazione con le autorità indiane è ottima - ha sottolineato - e sono già state concordate le 'regole di ingaggio' per il giudizio che gli indiani si apprestano a dare sui due fucilieri e per le condizioni successive a una sentenza. Questo mi permette di dire che la cosa è avviata correttamente e aspettiamo solo che finisca”.  Oltre a lui al forum è intervenuto anche Khalid Chaouki, membro della commissione Esteri della Camera dei deputati.

Il Forum dei Giornalisti del Mediterraneo nasce dalla partecipazione di Information Safety Freedom al bando regionale per le attività di cittadinanza globale con la partnership di Ordine dei Giornalisti, Associazione Stampa Toscana, Giunta Regionale, Master in Studi mediterranei dell'Università di Firenze, Forum per i problemi della pace e della guerra. L’evento ha inoltre il patrocinio e la collaborazione organizzativa della Provincia di Firenze.

E’ possibile consultare il programma della giornata di domani cliccando qui http://met.provincia.fi.it/news.aspx?id=144833.

Guia Baggi