PRATO, 28 luglio 2011 - SARA E IMAD sono stati uccisi da una terza persona. Sono stati ammazzati a fucilate. Lei è morta poco prima di lui, intorno all’una di notte. E’ la sconcertante verità — e unica certezza — rivelata dall’autopsia sui corpi di Sara Baldi, 23 anni di Prato, e del suo fidanzato, Imad Merouane, 27 anni, marocchino, trucidati nella notte tra lunedì e martedì nell’appartamento dove convivevano da circa un anno e mezzo, in via Ariosto 17.
Il giallo sull’omicidio dei due giovani fidanzati s’infittisce. Sara e Imad non sono morti per le coltellate ricevute, ma per gli spari di un fucile da caccia a pallini. Il medico legale, Alberto Albertacci, ha confermato che il colpo che ha sfondato il cranio di Imad è da arma da fuoco. Stessa cosa per la ferita al torace, sulla parte sinistra, di lei. Nel corpo della ragazza è stato ritrovato un pallino del fucile usato dall’assassino. Oltre ai colpi decisivi, restano le numerose ferite di arma da taglio, soprattutto sul volto di lui, «fatto a fette», come ha detto il procuratore capo, Piero Tony.
Una svolta clamorosa che esclude le due piste dell’omicidio-suicidio e della lite degenerata in tragedia, come in un primo momento era stato ipotizzato dagli inquirenti. Un rebus attorno al quale investigatori e pm, Roberta Pieri e Eligio Paolini, stanno lavorando. Certo è che adesso si cercano uno o più assassini. Ma come sarebbero entrati in casa? La seconda certezza: su porte e finestre non ci sono segni di effrazione. Non è l’unica clamorosa svolta. I carabinieri del comando di Prato, guidati dal capitano Stefano Verlengia, hanno sequestrato due fucili da caccia appartenenti al padre della giovane che la mattina di martedì ha dato per primo l’allarme dopo aver trovato i cadaveri dei fidanzati adagiati su un materasso per terra.

I FUCILI erano custoditi al piano terra della palazzina dove l’uomo, Roberto Baldi, informatore farmaceutico, viveva insieme alla madre, la nonna di Sara. Un terratetto a tre piani occupato solo dai parenti della ragazza. I militari dell’Arma hanno sottoposto il padre della ragazza all’esame del guanto di paraffina e del dna. Poi, hanno sequestrato l’auto dell’uomo. Particolari inquietanti che fanno aprire scenari completamente diversi da quelli ipotizzati in un primo momento. La famiglia tace e i vicini si sono stretti intorno alla casa dei Baldi, in un continuo viavai tra parenti, amici e curiosi.
Al primo piano, dove si è consumato il terribile duplice omicidio, intanto restano le macchie di sangue sul pavimento, sulle pareti, sul soffitto e sul davanzale delle finestra. Macchie e schizzi in quasi tutte le stanze che fanno intendere chiaramente che ci sia stata una colluttazione, una lotta furibonda. Poi gli spari nella notte. E nessuno ha sentito nulla? Nonna e padre erano al piano di sotto, sopra un’altra parente.

«E’ STRANO — risponde il sostituto procuratore, Eligio Paolini —. Proprio per questo non escludiamo nessuna pista anche se al momento non ci sono indagati».
«Una coppia apparentemente tranquilla, così la descrivono quasi tutti i conoscenti — prosegue l’altro pm cotitolare dell’inchiesta, Roberta Pieri —. Non sembra ci siano mai stati grossi problemi tra i due. Sembra che stessero per partire per una breve vacanza in montagna. Per questo c’era la valigia pronta». Gli inquirenti stanno scandagliando la vita privata dei due ragazzi, frequentazioni, parenti, amici. Tutto è possibile. Sara Baldi aveva appena concluso il primo anno di scienze infermieristiche e un tirocinio all’ospedale Misericordia e Dolce. Imad Merouane, invece, faceva diversi lavoretti come manovale, l’ultimo il giorno prima di morire come imbianchino. Militava nel Capezzana, squadra di calcio amatoriale dove lo ricordano come un ragazzo schivo e riservato. Frequentavano insieme il circolo del Soccorso, dietro casa loro, dove spesso si recavano a bere qualcosa.